Nonostante le campagne di sensibilizzazione tra i cittadini, il rafforzamento del trasporto pubblico e la crescita dei servizi di car sharing, il parco auto in Italia continua a crescere. L’Aci segnala che a fine 2021 è stata raggiunta la quota record di quasi 40 milioni di autovetture, mezzi che continuano a essere considerati da molti la prima scelta per gli spostamenti casa/scuola o casa/lavoro.

La situazione italiana non rappresenta un’eccezione in Europa: tutti i 27 Stati hanno visto crescere nel tempo il loro parco auto fatta eccezione per la Bulgaria. Nel vecchio continente, circolavano 250 milioni a fine 2020. L’uso intensivo dell’autotrasporto per gli spostamenti genera inevitabilmente delle conseguenze negative, come l’aumento delle emissioni di gas inquinanti e climalteranti e di polveri sottili. 

Boccata d’ossigeno durante le restrizioni

Di mobilità sostenibile e degli effetti di un uso eccessivo del mezzo privato (emissioni di gas inquinanti e climalteranti in atmosfera, incidentalità, inquinamento acustico) si è discusso nel convegno organizzato da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), dal titolo “La mobilità sostenibile nelle aree urbane: la situazione attuale e le prospettive future”. È stata l’occasione per approfondire una delle sfide più importanti che soprattutto le aree urbane sono chiamate ad affrontare.

Antida Aversa, dell’Aci-Direzione per l’Educazione Stradale, la Mobilità e il Turismo, ha evidenziato il calo di incidentalità tra il 2019 e il 2021 (-11,8%), con il 9,4% di morti e il 15,2% di feriti in meno, pur avvertendo che sulla tendenza hanno inciso i minori spostamenti legati al periodo pandemico. Gli incidenti del 2021 hanno avuto un costo sociale di 16,4 miliardi di euro, vale a dire lo 0,9% del Pil.

Ricette per cambiare rotta

Maria Lelli dell’Enea ha sottolineato che nelle città si registra il massimo dell’inefficienza, con la flessibilità dell’autotrasporto si paga in consumo:  la nave in termini di organizzazione o il treno, anche in termini di rendimento energetico. Quindi ha spiegato che la strategia italiana di lungo termine per il trasporto passeggeri è incentrata su politiche per il contenimento del fabbisogno di mobilità e incremento della mobilità dolce e della mobilità collettiva, in particolare su rotaia. Mentre nel trasporto merci si punta al passaggio da gomma a ferro e, per il residuo fabbisogno di mobilità privata e merci, sull’efficienza, la diffusione dei biocarburanti (soprattutto biometano) e l’incremento dei veicoli elettrici.

Elisa Meco di Asstra (l’associazione nazionale, delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia) si è invece soffermata sul ruolo del settore che, pur pesando solo il 4% delle emissioni di PM 10 urbano e il 2% delle emissioni di CO2 complessive sul totale delle emissioni del trasporto su strada, può contare su tre leve per ridurre ulteriormente il suo impatto ambientale: elettrificazione della flotta, diffusione di metano e biometano, promozione dell’idrogeno. Il Pnrr italiano destina investimenti per oltre 8,5 miliardi di euro per un trasporto locale più sostenibile. Risorse importanti, che secondo gli esperti del settore potranno generare impatti positivi.