Si è appena conclusa la Cop27. O per meglio dire è appena fallita, dato che le decisioni su una delle pochissime soluzioni davvero efficaci contro i gas serra, la riduzione della CO2, sono state ininfluenti. Eppure i cambiamenti climatici sono già in atto e i temi ambientali non sono solo un problema di verde ma anche di salute pubblica: stanno accelerando il danneggiamento e la riduzione di specie viventi e di interi ecosistemi ma stanno anche causando l’aumento di morti e povertà. Nelle comunità urbane in cui la qualità della vita è mediamente bassa e dove i livelli di assistenza sociale e sanitaria sono insufficienti non solo si registra una maggiore vulnerabilità e sensibilità ai rischi ambientali, ma vi sono minori capacità di reagire e adattarsi ai cambiamenti climatici.

Quale può essere una soluzione? La vera scommessa è rendere le città ancora più resilienti dal punto di vista ambientale, attrezzarle a resistere a eventi atmosferici estremi e a situazioni emergenziali. Abbiamo l’urgenza di trasformare le città: la forma, gli stili di vita, i processi produttivi e di consumo. Le città – pur occupando una piccolissima superficie geografica del nostro continente – sono responsabili dell’80% dell’inquinamento e dei consumi di energia, come della produzione dei rifiuti. Sono quindi sia una parte rilevante del problema quanto il centro di ogni possibile soluzione: da qui passa la sfida della lotta al cambiamento climatico per i prossimi anni. Le città potranno soddisfare i bisogni crescenti delle loro comunità se interverranno con soluzioni innovative su trasporti, alloggi, sistemi energetici e infrastrutture, nonché sull’occupazione e sulle politiche di inclusione sociale, sulla gestione di servizi di base come l’istruzione e l’assistenza sanitaria.


L’associazione che presiedo, Eurocities – che conta più di 200 grandi città europee – ha preso l’impegno importante di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030, con 10 anni di anticipo rispetto all’obiettivo UE. Un atto di coraggio e visione, che passa da politiche incisive che ci aspetteremmo anche dalle istituzioni comunitarie. Dobbiamo occuparcene, tutte e tutti, perché qui si misurerà la classe dirigente di fronte alle nuove generazioni. E dopo la triste passerella degli Stati alla Cop27, sono le città, le comunità sociali più vicine ai cittadini, che dovranno stare sempre più in prima fila.

 

*(Dario Nardella è il sindaco di Firenze)