Dimenticate il jogging estivo alle prime luci dell’alba, quando l’aria è ancora fresca e la giornata non ancora torrida. E dimenticate anche il sollievo della brezza di mare, al mattino, o della brezza di terra, la sera. Perché, a causa del cambiamento climatico, le temperature massime e minime diurne si stanno avvicinando sempre di più. È una tendenza che si registra già da alcuni anni, e la spiegazione, pubblicata in un articolo su Geophysical Research Letters, è da ricercare nell’aumento della copertura nuvolosa.

Le variabili in gioco

La relazione fra cambiamento climatico, variazioni di temperatura sulla superficie terrestre e cambiamenti atmosferici è stata analizzata attraverso una serie di simulazioni al computer, in grado di estrapolare le tendenze future a partire dai dati registrati. Fra gli ingredienti, sono stati considerati i cambiamenti sulla superficie terrestre, come la diminuzione della copertura arborea dovuta alla deforestazione, l’umidità del suolo, e le condizioni atmosferiche, come le precipitazioni e la copertura nuvolosa. Per riuscire a studiare quest’ultima, in particolare, gli autori hanno dovuto creare un modello della superficie terrestre che avesse una risoluzione circa cinquanta volte maggiore rispetto ai modelli climatici solitamente usati. Hanno considerato, come punto di partenza, i dati climatici registrati fra il 2005 e il 2014 in due regioni: quella del Kanto in Giappone (a latitudini temperate) e la penisola malese (a latitudini tropicali).

Meno differenza tra le massime e le minime

Le proiezioni future generate dai modelli hanno mostrato che l’impatto del cambiamento climatico sull’escursione termica diurna è asimmetrico. Mentre le temperature medie globali aumentano, così come le minime, le massime crescono più lentamente. L’effetto, comunque, dipende anche dalla latitudine: la differenza fra massime e minime si riduce di circa 0.5 gradi alle latitudini medie (nelle regioni temperate) e di 0.25 gradi a quelle tropicali. La causa, dicevamo, è che in un’atmosfera più calda si formano più facilmente le nuvole. E queste fungono da schermo per la radiazione del sole, filtrando soprattutto le radiazioni più corte, quelle più energetiche. Per questo le temperature massime sperimentano una maggiore inerzia nella crescita.

Le conseguenze sugli ecosistemi e sulla vita

Le conseguenze di questa tendenza non sono da sottovalutare, perché l’escursione termica giornaliera regola la salute degli ecosistemi, determina il clima locale, le brezze (marine e montane) e influenza anche le condizioni socio-economiche. Determina, nel caso delle piante, l’inizio della stagione di crescita e, di conseguenza, il tempo della raccolta. Nel caso delle attività antropiche, invece, ha un impatto diretto sui consumi energetici, specialmente per quel che riguarda gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, e può avere conseguenze sulla salute, alterando la risposta fisiologica dell’organismo e inducendo il cosiddetto stress da calore. Una malattia di cui sentiremo sempre più parlare in relazione al cambiamento climatico.