Il Portogallo ha smesso definitivamente di usare il carbone nella produzione di elettricità, dopo la chiusura della centrale termoelettrica di Pego a 150 chilometri da Lisbona, che, pur avendo una licenza di funzionamento fino al 30 novembre, aveva esaurito le scorte di carbone. Per molti anni questa centrale termoelettrica è stata la seconda maggiore responsabile delle emissioni di anidride carbonica nel Paese lusitano dopo quella di Sines, la cui chiusura è avvenuta nel gennaio di quest’anno.

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Tra il 2008 e il 2019, la centrale di Pego ha rappresentato, in media, il 4% delle emissioni totali nazionali di gas serra ogni anno, oscillando tra 1,6 e 5,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Il Portogallo è il quarto Paese dell’Unione europea ad abbandonare il carbone per produrre elettricità. Dal 2016 hanno compiuto questo passo Belgio, Austria e Svezia.


Il Portogallo non possiede carbone, petrolio o gas, tutti importati, e ha investito molto nell’energia verde negli ultimi decenni. Le organizzazioni per la difesa dell’ambiente hanno accolto con favore l’ultima decisione, sottolineando però che se la combustione di carbone sarà sostituita da quella di pellet in legno si tratterà di un passo nella direzione sbagliata.


“La terribile economia del carbone e il desiderio dei cittadini di agire sul clima stanno determinando un’eliminazione sempre più rapida in tutta Europa”, ha affermato Kathrin Gutmann, direttrice per Europe Beyond Coal, organizzazione che punta all’eliminazione graduale del carbone in Europa entro il 2030.