Il frutto proibito dell’agrivoltaico non è ancora maturo. Ma c’è un meleto in provincia di Bolzano che presto potrebbe dare i primi raccolti all’ombra dei pannelli solari e convincere anche i più scettici, dimostrando che uno stesso campo può produrre sia frutta che elettricità. L’esperimento fa parte di un progetto più ampio, finanziato dall’Unione europea con il programma Horizon Europe, al quale partecipano 18 partner tra aziende e enti di ricerca. “L’obiettivo”, spiega Andrea Ghiselli, amministratore delegato di EF Solare, impresa con sede a Trento tra i capofila del consorzio Symbiosyst, “è trovare soluzioni che rendano l’agrivoltaico davvero integrato con il paesaggio e con le colture, ma anche alla portata delle piccole aziende agricole e non solo dei colossi del settore”.

L’idea di disseminare pannelli fotovoltaici nei campi coltivati finora non è riuscita a farsi largo. Si teme un calo della produzione agricola dovuta alla minore insolazione, un consumo di suolo per impiantare le strutture a discapito delle coltivazioni, la contaminazione o comunque degradazione del terreno causata dai pali e dalle fondamenta necessari a sostenere i pannelli. Il progetto finanziato dalla Ue con 5 milioni di euro, e che oltre a EF Solare ed Enea prevede la partecipazione di partner spagnoli, belgi e olandesi, ha proprio lo scopo di rimuovere dati alla mano queste obiezioni. Si installeranno pannelli fotovoltaici su campo aperto in Spagna che produrranno ortaggi, in quelle olandesi si raccoglieranno pomodori e uva.

Ma sarà il meleto in provincia di Bolzano a dare le risposte più interessanti per la compatibilità tra agrivoltaico e colture in campo aperto. “Il nostro progetto”, spiega Gian Luca Teodori, direttore Operations di EF Solare, “prevede pannelli a tre metri e mezzo di altezza, sostenuti da pali che non avranno una base in cemento e non avranno subito trattamenti (come la galvanizzazione) che potrebbero alterare le caratteristiche del suolo. I pannelli inoltre ruoteranno in modo da seguire il movimento del Sole e saranno collocati secondo una disposizione che tenterà si ottimizzare il soleggiamento delle piante da frutto”.

L’aspetto innovativo del progetto consiste però nella integrazione, anzi nella simbiosi che gli dà il nome, tra fotovoltaico e agricoltura: “Non sono solo i pannelli ad adeguarsi alle coltivazioni, ma anche le piante che si adeguano alla produzione di energia grazie alla collaborazione di esperti agronomi”. E infatti una parte del meleto avrà piante in “due dimensioni”, dislocate cioè su filari come quelli dei vigneti. “Nello stesso campo avremo il meleto tradizionale senza pannelli, poi i pannelli montati sulle pianti già esistenti e infine i pannelli su meli in filare”, conferma Teodori. “Tutti e tre i settori saranno monitorati grazie a una rete di sensori: i dati raccolti ci permetteranno di capire pregi e difetti dell’interazione tra frutteto e fotovoltaico”.

In realtà qualche idea alla EF Solare già se la sono fatta: nel 2021 hanno realizzato un impianto sperimentale in un agrumeto a Scalea. “Anche se aranci e cedri hanno accrescimenti diversi dai meli, la nostra esperienza ci dice che i pannelli, se progettati con criterio non interferiscono con la produttività delle piante. Anzi la accrescono” dice Teodori. “Sia perché, a seconda delle colture si può dosare opportunamente ore di soleggiamento e di ombra in modo da regolare i tempi di maturazione dei frutti, sia perché l’infrastruttura di pali e travi si presta a essere usata per altre tecniche che supportano le piante: dai teli antigrandine, alle reti contro gli insetti, all’irrigazione a pioggia che fa risparmiare grandi quantità di acqua”.

La sfida non è solo meccanica: a che distanza e altezza mettere i pannelli perché possano passare i trattori o perché non tolgano sole alle piante. È anche digitale: “Lo scopo finale è usare i darti raccolti per costruire un algoritmo che ci dica come ottimizzare sia la produzione di energia elettrica che quella agricola a seconda della coltura che si sta prendendo in esame”, conferma Teodori. Quanto ci vorrà? “Il progetto ha una durata di quattro anni”, risponde Ghiselli. “I primi due li dedicheremo alla progettazione, poi realizzeremo l’impianto da 60 chilowatt nel frutteto e nel 2026 inizieremo a raccogliere dati”. E mele fotovoltaiche.