Se non fosse diventata un ingegnera chimico esperto nel settore delle energie rinnovabili, forse Chiara Di Maio gestirebbe un “panificio sociale”: un posto dove occupare i migranti, dove far lievitare lentamente la pasta madre e sfornare pane da vendere porta a porta. È il suo sogno nel cassetto e, chissà, in futuro potrebbe avverarsi. Intanto, la trentunenne ha trovato una risposta alla sua esigenza di sentirsi utile (in pace con la coscienza, come dice lei) rivestendo un ruolo importante all’interno di una grande azienda che si è convertita dal petrolio alle fonti energetiche più pulite.