Le zanzare sono in marcia. Lo sono già da tempo, spinte dai cambiamenti climatici che espandono ogni anno il loro areale. E con loro viaggiano anche le malattie che contano sul loro fastidioso morso per infettare l’uomo, come la malaria, la dengue, o l’infezione da virus zika. Non è una novità, ovviamente, ma un nuovo studio appena pubblicato su Biology Letters da un gruppo di ricercatori della Georgetown University di Washington rivela l’incredibile avanzata delle zanzare Anopheles nel continente africano, indicando un’espansione verso Sud del loro areale di quasi cinque chilometri ogni anno nell’arco degli ultimi 120 anni.

La ricerca è stata svolta utilizzando un ampio dataset compilato da entomologi medici, che dettaglia la presenza di zanzare in tutto il continente a partire dal 1898. Un arco temporale durante il quale il pianeta si è scaldato, in media, di 1,2 gradi, aprendo così nuove aree alla colonizzazione da parte delle Anopheles, insetti che prosperano in presenza di temperature relativamente elevate.

Nel periodo analizzato, l’area abitata dalla zanzare si è espansa di oltre 500 chilometri verso il Sud del continente, raggiungendo inoltre un’altezza di 700 metri superiore a quella iniziale. Si tratta – spiegano gli autori della ricerca – dei primi dati che confermano che le zanzare hanno già iniziato a colonizzare da tempo nuovi ambienti sulla spinta dei cambiamenti climatici. E di una prova cruciale che il riscaldamento globale rappresenta già oggi un fattore importante che influenza le dinamiche di trasmissione delle malattie che le zanzare portano con sé.

Grazie ai nuovi risultati è possibile comprendere, ad esempio, l’aumento di casi di malaria registrato negli ultimi decenni nelle aree montuose dell’Africa meridionale. Un fenomeno la cui spiegazione in passato a diviso la comunità scientifica. “Si tratta esattamente di quello che ci si aspetterebbe di vedere se i cambiamenti climatici stessero aiutando queste specie a raggiungere le parti più fredde del continente”, spiega Colin Carlson, del Center for Global Health Science and Security della Georgetown University. “Il fatto che zanzare raggiungono queste nuove aree per la prima volta aiuta a spiegare alcuni cambiamenti recenti nella trasmissione della malaria che sono stati altrimenti difficili da collegare ai cambiamenti climatici”.

Conoscendo meglio in che modo le temperature in aumento guidano gli spostamenti delle zanzare, in futuro sarà possibile allocare con più precisione le risorse disponibili per la prevenzione delle malattie con portano con sé. Facendo attenzione in particolare alle aree di confine del loro areale, dove miliardi di persone potrebbero essere esposte ex novo alle malattie trasmesse dalle zanzare, e dove è anche più probabile che la loro avanzata trovi impreparate le strutture sanitarie. “Sappiamo ancora veramente poco di come i cambiamenti climatici influiscano sulla biodiversità degli invertebrati – conclude Carlson – e la salute pubblica ci sta fornendo un punto di osservazione privilegiato su come questi insetti prosperano e si diffondono in un clima in cambiamento. Anche se, purtroppo, si tratta di pessime notizie per gli esseri umani”.