“Salve a tutti, io sono Simone Notari, l’amico dei lupi”. Inizia così, perché questo è il soprannome con cui lo conoscono tutti, complice quella malcelata passione consolidata negli anni. E poi va avanti come un treno, raccontando con entusiasmo e competenza quel che si mostra alla fototrappole: cinghiali, caprioli furtivi, volpi e martore, gatti selvatici affamati e – quando si è fortunati, e accade sempre più spesso – i branchi di lupi che popolano il massiccio del Matese, laghi e boschi, vette e vallate che abbracciano Molise e Campania, estendendosi su quattro province.

Dietro le quinte dei video di Simone, l’amico dei lupi

Professione speaker, obiettivo condividere tasselli di conoscenza sulla fauna degli Appennini. Oltre l’autismo, perché a 24 anni Simone – originario di Acerra, comune del Napoletano – va avanti senza lasciarsi frenare dai limiti, presunti o reali. Ha un taccuino denso di appunti ma spesso – quasi sempre – va avanti a braccio, perché sono argomenti che conosce da sempre, o quasi.

Il posizionamento di una fototrappola nel bosco 

Etologia, ecologia, zoologia: Simone dà voce alle immagini, con un linguaggio chiaro e accessibile a tutti. Il suo rotacismo, la proverbiale ‘erre moscia’, è quasi un timbro. “Da bambino amavo i documentari naturalistici – racconta Simone – e mi rapivano in particolare le scene con i branchi di lupi che correvano di notte all’inseguimento delle prede. A sei anni ho iniziato a fare trekking con mio padre nei boschi. A 12, per la prima volta, ho visto i lupi in una riserva sulla Majella. Ho imparato che i lupi non sono cattivi e che, anzi, siamo noi umani a metterne a rischio le popolazioni”.

Simone ha iniziato a divulgare ad aprile 2021, supportando da volontario il progetto di fototrappolaggio naturalistico dell’associazione Ardea. “La sua vitalità e il suo interesse per la fauna selvatica ci hanno subito contagiati”, raccontano oggi il presidente, Rosario Balestrieri, e il responsabile del progetto, Giovanni Capobianco. E non ci sono paradossi nel ragazzo con autismo che comunica, eccome, e lo fa davanti a un microfono, producendo contenuti social molto apprezzati. E sovvertendo un po’ di stereotipi, in particolare quelli sulla cosiddetta neurodiversità. “In realtà il nuovo paradigma di approccio alla disabilità ci aiuta a comprendere che storie come questa non sono un fatto privato, giocato sull’eccezionale sforzo di genitori che hanno saputo stimolare, far crescere e alimentare le capacità di ragazzi come Simone”, spiega con comprensibile orgoglio papà Gianfranco. “Quella di mio figlio – prosegue – è semplicemente la storia di un giovane che vuole essere ascoltato, avere il diritto di sperimentare, sbagliare e crescere senza che i pregiudizi stabiliscano, da ora e per tutta la sua vita, quali siano i luoghi e contesti più adatti a ‘quelli come lui'”.

Lo sono, eccome, le incantevoli faggete dei pianori carsici del Matese dominati dai duemila metri del monte Miletto, dove il progetto di fototrappolaggio, sostenuto dal Parco regionale, sta documentando – tra l’altro – il sorprendente ritorno a bassa quota del lupo appenninico in luoghi in cui editti di persecuzione e accanimento dell’uomo aveva allontanato una popolazione che – sparuta ma vitale – è riuscita a sopravvivere, forte anche della tutela legislativa istituita negli anni ’70. E che ora torna a mostrarsi, grazie alle “invisibili” videocamere disseminate nei boschi: attivandosi al passaggio degli animali, restituiscono le clip che Simone commenta con coinvolgente effetto “live”: “Li guardo più volte, studio le caratteristiche dell’animale e preparo mentalmente il commento”, rivela. “Al lupo piace molto vivere branco, non è un animale solitario come la lince o l’orso. – racconta per esempio in uno dei video più apprezzati – Vedete? Ha sentito qualcosa, forse una preda. Il lupo ha i sensi molto sviluppati: identifica la traccia della preda da distanza. Poi si avvicina furtivamente e inizia l’inseguimento”.

Simone, l’amico dei lupi: “Nelle fototrappole i segreti di caprioli, lupi e volpi”

Ma Simone, che ama definirsi anche come “lo spirito della foresta”, non è solo un abile commentatore: con una mostra di dipinti e disegni, “Quello che sognano i lupi”, ha portato in giro per l’Italia. E oggi per sostenere le attività no profit dell’associazione Ardea realizza statuine in ceramica dei suoi amati lupi, gadget da acquistare per sostenere progetti di tutela ambientale. “Sono diplomato al liceo artistico e sono un apprendista ceramista”, racconta.

“Il prossimo step è quello di far approdare Simone nelle scuole per una serie di attività di educazione ambientale rivolte ai più piccoli. – aggiunge Rosario Balestrieri – Lo scopo è quello di proporre la diversità declinata su più piani, per farne comprendere la ricchezza ed il suo essere la sfumatura di un insieme che include tutti e non esclude nessuno”.

“Il mio sogno nel cassetto? Vivere in una casetta nei boschi e contribuire a salvare la natura e la biodiversità, facendo comprendere ai più piccoli perché sia importante farlo”, conclude sorridendo l’amico dei lupi, aspettando impaziente la prossima clip.