Per la prima volta, un’azienda agricola produttiva entra a far parte dei Beni del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano: si tratta di Villa Caviciana, una tenuta di oltre 140 ettari estesa tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli (VT), ed è stata presentata ufficialmente oggi venerdì 24 febbraio 2023 al XXVII Convegno Nazionale dei Volontari e dei Delegati del FAI, intitolato “Curiamo il paesaggio, coltivandolo”, che si tiene per l’occasione a Viterbo, presso il Teatro dell’Unione, fino al 25 febbraio.

Villa Caviciana si estende sulla sponda settentrionale del Lago di Bolsena, davanti all’Isola Bisentina con 20 ettari di vigneti, 35 di oliveti e 86 di bosco e pascoli: un pezzo di paesaggio storico rurale tipico della Tuscia, e un’azienda agricola biologica che produce olio, vino e miele. È stata fondata nel 1989 da due coniugi di Dusseldorf, cui oggi è intitolata la Fondazione Fritz e Mocca Metzeler, che l’ha donata al FAI perché se ne prenda cura, oggi e per il futuro, preservando e valorizzando questo patrimonio a beneficio della collettività.

Il FAI ne ha affidato la gestione a una società di imprenditori agricoli, ma da proprietario seguirà da vicino sia la coltivazione che la produzione, assistito da un Comitato di Garanti. È una nuova impresa per la Fondazione, che ha accolto la donazione perché offre l’occasione di tutelare un paesaggio storico mantenendone la vocazione agricola produttiva. È un modo ancora diverso di assolvere alla sua missione di tutela del patrimonio culturale italiano, di cui il paesaggio è parte fondamentale, come recita l’articolo 9 della Costituzione.

“Non diventiamo agricoltori per produrre – afferma il Presidente del FAI Marco Magnifico – ma vogliamo dimostrare, attraverso l’esperienza diretta del possedere un’azienda agricola, che per proteggere e valorizzare il paesaggio italiano, che per la maggior parte è rurale, bisogna coltivarlo, e quindi farlo produrre”.

Il FAI si prende già cura nei suoi Beni di oliveti e vigneti, ma come parte di paesaggi o giardini storici, di cui preservare più l’aspetto originale che la vocazione produttiva. Villa Caviciana, invece, è e sarà una vera e propria azienda agricola produttiva: un modello in cui attuare, e da cui promuovere, principî e pratiche di coltivazione tradizionali ma anche innovativi, che siano sostenibili dal punto di vista ecologico, e anche economico.

Villa Caviciana è l’occasione per ampliare il campo d’azione del FAI: dai monumenti e dai giardini storici, da ville, castelli e palazzi, ad un’ampia porzione di paesaggio, che ugualmente ha bisogno di essere restaurato, gestito e valorizzato, e l’agricoltura è l’attività umana che da sempre lo ha modellato e manutenuto, ovvero curato. Il paesaggio in Italia è storicamente, e ancora sostanzialmente, rurale, e la civiltà rurale è parte fondante la cultura e la tradizione del Paese. Villa Caviciana è così l’occasione per raccontare il ruolo cruciale della civiltà rurale nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio, recuperando ed esaltando saperi antichi e tradizioni locali, che oggi si confrontano con uno scenario profondamente cambiato: dalla crisi climatica alla transizione ecologica, dall’abbandono delle aree rurali del Paese alle politiche di sostegno agli agricoltori, da riconoscere oggi, anche economicamente, non più solo come produttori, ma anche come custodi del paesaggio.

“Un paesaggio coltivato è un paesaggio presidiato, tutelato e manutenuto, che conserva identità e vitalità, che valorizza l’intreccio tra storia e natura, e che oggi può offrire straordinari benefici alla salute dell’ambiente e alla nostra salute”, sostiene Daniela Bruno, Vice Direttrice Generale FAI per gli affari culturali. “Abbiamo intitolato il prossimo convegno nazionale che si terrà proprio qui a Viterbo, nel cuore della Tuscia: Curiamo il paesaggio, coltivandolo. Vogliamo fare un passo avanti, mostrando al pubblico, istituzioni e cittadini, che il FAI fa la sua parte per la tutela del paesaggio, offrendo un esempio concreto, con i piedi per terra e le mani nella terra”.

Il nuovo Bene nella Tuscia, il settantunesimo nella storia della Fondazione, sarà per il FAI lo strumento di una nuova comunicazione culturale, perché l’agricoltura è cultura, e promuovere una buona agricoltura equivale a promuovere la cura del paesaggio, la tutela dell’ambiente e la nostra salute, che sono patrimonio di tutti.

Villa Caviciana si deve all’amore dei coniugi tedeschi Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler per il paesaggio italiano. Lui avvocato di Düsseldorf, lei collezionista d’arte, acquisirono i terreni di cui la tenuta si compone a partire dal 1989. Il loro sogno, sorto dopo una vacanza in Italia, era costruire un’azienda agricola di prodotti biologici di alta qualità, e la zona collinare tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli, con dolci declivi, terreno fertile di origine vulcanica e il clima mite del lago, sembrava la sede ideale. Ma i terreni erano abbandonati e incolti, ridotti a una macchia informe di vegetazione spontanea. I Metzeler, a poco a poco, realizzarono una tenuta moderna ed efficiente, precocemente “bio”, con un frantoio e una cantina propri, costruiti dalle fondamenta, e dotati dei migliori macchinari e di personale e spazi per la produzione di olio e vino. Friedrich e Monika Metzeler chiamarono due grandi architetti tedeschi, Bernard Korte e Wolfgang Doring, a disegnare rispettivamente il verde e gli edifici. La cantina ha un’architettura minimalista, essenziale ma raffinata, con un sofisticato recupero delle materie locali, come il tufo, che scalda le facciate dalle linee geometriche. Nelle forme si legge la ricerca di funzionalità, ma anche il desiderio di inserirsi discretamente nel paesaggio, che è il protagonista assoluto di questa storia, come dimostra il panorama sul lago di cui si gode dalla cantina, incorniciato dal vigneto e da un prato ordinato, punteggiato di opere d’arte contemporanea, che sfuma nell’oliveto.

“Quando abbiamo visto per la prima volta il lago di Bolsena provenendo da Orvieto, abbiamo sentito l’irresistibile attrazione di questo magnifico paesaggio. L’amore a prima vista si è trasformato in una maestosa tenuta con vigneti” dichiararono i Metzeler giunti nella Tuscia. E si vede che è un luogo felice, pensato e amato. Ragione e sentimenti hanno oggi guidato la Fondazione Fritz e Mocca Metzeler a donare Villa Caviciana al FAI, perché l’impresa di questa coppia tedesca prosegua.

“Quando ci siamo trovati di fronte alla questione di come preservare l’opera dei miei genitori e di come portare avanti Villa Caviciana secondo il loro desiderio, ovvero offrendo il massimo beneficio possibile per la collettività” spiega Henning Baumeister, figlio di Mocca e Vice Presidente della Fondazione Fritz e Mocca Metzeler, “abbiamo scoperto l’esistenza del FAI e dei suoi obiettivi e abbiamo capito che la soluzione c’era. Bisogna dire che in Germania purtroppo non esiste un modello equivalente”.

Villa Caviciana sarà affidata alla gestione di professionisti: tre soci, tra cui Giuseppe Scala, produttore di vino da generazioni, e Osvaldo De Falco, imprenditore nel ramo dell’economia digitale, che saranno affiancati da un Comitato di Garanti scelti dal FAI, composto di studiosi ed esperti di agronomia, agroecologia, tecniche di coltivazione e di produzione biologica, di economia agraria e di innovazione, provenienti da diversi atenei italiani, con particolare presenza dell’Università della Tuscia, eccellenza nella ricerca in campo agrario riconosciuta a livello internazionale.