Come arriva il gas russo in Italia?

Il gas russo arriva in Italia tramite tre gasdotti. L’Urengoy-Pomary-Uzhgorod, lungo 4.450km, parte dalla Siberia, passa per l’Ucraina e arriva quasi in Slovacchia. Da lì il gas, con il Transgas, arriva in Austria e viene immesso nel Tag (Trans Austria Gas), controllato da Snam, che lo trasporta per 380km fino all’impianto di Tarvisio, in provincia di Udine e vicino ai confini austriaco e sloveno.

Perché l’Italia non estrae gas?

In base ai dati del Mise aggiornati al 2021, l’Italia estrae il 4,4% del gas che consuma. In altre parole, produciamo 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale, ma ne utilizziamo 76,1 miliardi. Verso la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo l’estrazione era 6 volte maggiore, raggiungendo i 20 miliardi di metri cubi annui. Abbiamo tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi di riserve accertate, ma non potrebbero essere estratti in un colpo solo. I giacimenti attivi sono 1.300, ma ne vengono usati con continuità poco più di 500. La legge 133 del 2008 ha imposto divieti all’estrazione di gas nell’area dell’Adriatico settentrionale, dove ci sono le maggiori riserve di gas. Il motivo è evitare il rischio di subsidenza, l’abbassamento del livello del suolo. Inoltre l’Italia ha rinunciato al fracking (fratturazione idraulica) per i rischi ambientali, in particolare sismici. Infine, per molto tempo è stato più conveniente importare il gas anziché estrarlo.

Quanto gas importiamo dalla Russia?

Nel 2021 l’Italia ha importato dalla Russia il 38,2% del gas che consuma. Si tratta di 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale. Da molti anni l’ex repubblica sovietica è il principale Paese dal quale importiamo gas. Nel 2012 la percentuale era attorno al 30% e nel 2015 era salita al 44%.

Quanto gas importiamo?

L’Italia importa quasi tutto il gas che consuma. Arriva dall’estero il 95,6% del gas di cui abbiamo bisogno. In numeri assoluti, importiamo 72,75 miliardi di metri cubi di gas naturale (includendo anche i 9,97 miliardi di Gnl).

Come viene portato il gas in Italia?

Il gas arriva in Italia in due modi: tramite gasdotti – non solo dalla Russia – o grazie alle navi. Con Transmed, una struttura lunga 2.000 km, il gas parte dall’Algeria, attraversa anche la Tunisia e giunge all’impianto siciliano di Mazara del Vallo. Dalla Libia, invece, il gas arriva attraverso i 520km di tubature di Greenstream. In questo caso l’approdo è l’impianto di Gela.

Per far arrivare il gas dall’Azerbaijan all’Italia sono necessari tre gasdotti. Il Scp (South Caucasus Pipeline), lungo 692km, collega Baku, la capitale azera, con la Turchia. Il Tanap (Trans Anatolian Pipeline) trasporta il gas per 1.840km portandolo in Grecia. Da lì partono gli 878km del Tap (Trans Adriatic Pipeline) che trasportano il gas fino alla Puglia. Dal Nord Europa il gas percorre i 293km del Transitgas e si collega alla rete nazionale in Piemonte, in particolare a Passo Gries.

Per quanto riguarda le navi, il gas viene raffreddato (a -162 gradi) in modo da diventare liquido. Così si parla di Gnl (gas naturale liquefatto) che può essere stoccato e trasportato via mare. Per essere utilizzato, però, va rigassificato. In Italia esistono tre impianti: a Panigaglia (vicino La Spezia), a Livorno e a Rovigo.

Chi rifornisce l’Italia di gas?

L’Italia importa gas dalla Russia (38,2%), dall’Algeria (27,8%), dall’Azerbaijan (9,5%), dalla Libia (4,2%) e per il 2,9% dal Nord Europa (nello specifico da Norvegia e Olanda). Il 13,1% del gas che consumiamo arriva sottoforma di Gnl, in prevalenza dal Qatar.