Gli alberi salvano vite. In una città come Roma, ad esempio, aumentare la copertura arborea portandola dall’attuale 9% al 30% potrebbe evitare oltre 200 morti l’anno. A Barcellona poco di più, a Madrid aiuterebbero a prevenire 233 decessi, a Londra circa 160. Questi e altri dati sono frutto di una ricerca iniziata quasi otto anni fa e guidata dall’Institute for Global Health (ISGlobal) di Barcellona per comprendere come in 93 città europee, tra cui nove italiane, migliaia di decessi soprattutto nel periodo estivo siano causati dalle isole di calore urbane e come questi potrebbero essere evitati aumentando il numero di alberi nelle città.

 

Nello studio, che si basa su dati raccolti dal 2015 e oggi pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet, viene raccontato come oltre il 4% della mortalità estiva nelle metropoli europee sia attribuibile alle isole di calore urbane, fenomeni dove si registra – spesso a causa di mancanza di ombra e ventilazione e di eccessiva cementificazione – un microclima più caldo in determinate zone della città, rispetto per esempio a quelle periferiche e rurali. Lo studio stima anche però che un terzo dei decessi legati alle isole di calore potrebbe essere evitato se il 30% dello spazio urbano fosse coperto da alberi.

Basandosi su questo necessario aumento di percentuale per esempio a Milano – che oggi ha una copertura media arborea intorno al 6% – si potrebbero evitare 60 decessi estivi all’anno. A Napoli, piantare il 17% di alberi in più eviterebbe invece 70 morti oppure a Palermo (copertura del 15%) circa 30 vittime, mentre a Torino in base agli stessi calcoli ci sarebbero settanta morti in meno.

Per gli esperti i benefici sostanziali nel piantare più alberi, anche per la salute delle persone, sono evidenti e dovrebbero essere sempre più considerati nel riprogettare le città verso un futuro in cui la crisi climatica continuerà ad impattare con forza sulle vite dei residenti. Vari studi precedenti ricordano come l’esposizione alle ondate di calore può portare a mortalità prematura, malattie cardiorespiratorie e ricoveri ospedalieri, sia in casi di temperature estreme sia con quelle moderatamente elevate. Oggi – mentre in tutto il mondo continua l’inesorabile spostamento verso le città, sempre più popolate – per gli esperti è necessario ragionare  dunque sugli impatti che una minore vegetazione, maggiore densità di popolazione e superfici impermeabili di edifici e strade possono giocare quotidianamente sul rapporto temperatura e salute dei cittadini.

Questo effetto è infatti destinato a peggiorare: “Le previsioni basate sulle emissioni attuali rivelano che le malattie e i decessi legati al calore diventeranno un onere maggiore per i nostri servizi sanitari nei prossimi decenni” ha spiegato Tamara Iungman, ricercatrice di ISGlobal e prima autrice dello studio.  I risultati ottenuti dallo studio sono frutto di una analisi di dati relativa all’estate 2015 e si basa sia sulle differenze fra le temperature rurali e urbane per ogni città, sia sulle stime di mortalità prematura simulando uno scenario ipotetico senza isola di calore urbana e uno con la riduzione di temperatura che si otterrebbe aumentando la copertura arborea al 30%.

Emerge come rispetto alle zone rurali le città nel periodo analizzato erano in media più calde di 1,5 gradi, fattore che si stima ha inciso su 6.700 morti premature (il 4,3% della mortalità totale durante i mesi estivi e l’1,8% della mortalità durante tutto l’anno). Gli esperti hanno calcolato però che un terzo di questi decessi (2.644) si sarebbe potuto evitare proprio con una copertura arborea maggiore. 

In particolare, ad ottenere più benefici sarebbero le metropoli dell’Europa meridionale e orientale, quelle più esposte alle elevate temperature e meno “tutelate” dagli alberi. “Il nostro obiettivo – spiega Mark Nieuwenhuijsen, direttore dell’Iniziativa per la pianificazione urbana, ambiente e salute dell’ISGlobal – è informare i decisori locali sui benefici dell’integrazione delle aree verdi in tutti i quartieri, al fine di promuovere ambienti urbani più sostenibili, resilienti e sani”.

Inoltre, specifica il ricercatore, una delle sfide decisive per le città sarà anche quella di “preservare e mantenere gli alberi già presenti, perché sono una risorsa preziosa e la crescita di nuovi alberi richiede molto tempo. Non si tratta solo di aumentare gli alberi in città, ma anche di capire come sono distribuiti”.

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Infine, come ricorda anche l’italiano Antonio Gasparrini, professore di biostatistica ed epidemiologia presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM) e fra gli autori dello studio, “la vulnerabilità al caldo cambia da città a città in base a diversi fattori. Comprendere i benefici di politiche come l’aumento della copertura arborea può aiutare a informare le azioni per ridurre i rischi e prevenire i decessi evitabili, soprattutto in presenza di cambiamenti climatici”.