La richiesta di una maggiore trasparenza fiscale gioca un ruolo sempre più rilevante nelle dinamiche della sostenibilità, che oggi si racchiude nell’acronimo Esg – Environmental, social and governance, originato nel 2015 quando l’Onu ha fissato 17 ambiziosi obiettivi finalizzati a porre fine alla povertà, combattere la disuguaglianza e affrontare il tema del cambiamento climatico entro il 2030. I principi Esg sanciti dall’Onu stanno ormai permeando ogni aspetto delle dinamiche corporate, incluso quello della fiscalità dei gruppi multinazionali che rappresenta un pezzo critico e talvolta ancora sottovalutato di questo grande puzzle che abbraccia più aree di competenza e si collega a taluni tributi con il fattore “ambientale”, alla raccolta delle imposte con il fattore “sociale” e alla gestione della fiscalità con la “governance societaria”.

C’è una diffusa pressione internazionale (organizzazioni non governative, investitori, pubblico, stampa mainstream e politici) per una maggiore trasparenza dei gruppi multinazionali sia per gli aspetti legati al prelievo tributario che per quelli relativi alle politiche fiscali dei gruppi, al monitoraggio dei rischi, al rapporto con le autorità fiscali e alla rendicontazione del prelievo nelle varie giurisdizioni in cui il gruppo opera. Organizzazioni internazionali quali l’Ocse e l’Onu affrontano il tema del cambiamento climatico con un focus sulle politiche fiscali facendo sì che le aziende inseriscano la tassazione ambientale nella loro strategia fiscale; esempi di tale intervento sono il progetto Base Erosion and Profit Shifting (Beps), lanciato dall’Ocse con le sue diramazioni temporali, la minimum tax globale e il report Ocse Tax Policy and Climate Change.

In tale ottica, le imposte non rappresentano solo un contributo alla collettività, ma anche un mezzo utilizzato dai Paesi per orientare e incentivare i comportamenti di società e cittadini. Ecco perché la fiscalità è destinata a svolgere un ruolo sempre più attivo e rilevante, man mano che gli Stati matureranno maggiore consapevolezza sociale. Infatti, è anche grazie al gettito fiscale che le aziende contribuiscono allo sviluppo economico del proprio Paese apportando i fondi necessari per gli investimenti socio-ambientali e generando innovazione e valore nel lungo termine.  

La variabile fiscale e l’approccio alla gestione dei rischi ad essa connessi rientrano anche fra gli indicatori che il cosiddetto stakeholders capitalism, promosso anche dal World Economic Forum, considera nel ruolo/valore sociale generato dalle imprese. Il prelievo tributario di un gruppo e la sua propensione al rischio fiscale rispecchia anche l’integrità di un’azienda. Il marchio di un’azienda è l’ambassador dei valori aziendali e i consumatori ricercano continuamente un’attestazione di tali valori anche nei prodotti che acquistano. Pertanto, l’Esg incentiva i gruppi multinazionali ad avere un chiaro purpose, e a valutare l’impatto che i propri prodotti hanno sul contesto socio-ambientale. In tale scenario la gestione della fiscalità dei gruppi d’impresa è in grado di influenzare a pieno titolo il valore percepito di un brand, come per altro rilevato anche da Philip Kotler e Christian Sarkar nel loro recente libro “Brand Activism: dal purpose all’azione”.

L’importanza che la fiscalità internazionale va assumendo in ambito Esg, sia per i governi che per i vari stakeholder, è ulteriormente testimoniata dal Global Reporting Initiative (Gri) che nel 2019 per la prima volta ha redatto uno standard di rendicontazione fiscale (Gri 207) a valere dall’1 Gennaio 2021. Diventa quindi essenziale far dialogare in maniera sempre più coerente princìpi, governance e dati rivenienti dalle varie funzioni aziendali affinché si addivenga a una visione il più possibile uniforme e in grado di illustrare in modo coordinato il mondo della fiscalità e quello della sostenibilità. 

In sintesi, il Gri 207 prevede quattro tipi di rappresentazione, di cui le prime tre si focalizzano su come l’impresa gestisce la fiscalità, modula e monitora i propri rischi fiscali e si relaziona agli stakeholder aziendali, inclusa l’autorità fiscale, mentre l’ultimo si focalizza sulla rendicontazione delle informazioni fiscalmente rilevanti per ogni giurisdizione in cui l’impresa opera. Nello specifico sono richieste le seguenti informazioni:

  • Strategia/Politica fiscale (Gri 207-1) 

La strategia fiscale definisce quali principi vengono applicati e quali pratiche sono escluse, con particolare riguardo al tax risk appetite del gruppo. Tale sezione mira a ricercare un equilibrio fra gli obblighi di compliance fiscale da un lato e le attività economiche, etiche, sociali relative allo sviluppo sostenibile dall’altro, quali per esempio, i principi dell’imposizione fiscale del gruppo, la propensione alla pianificazione fiscale, il grado di rischio che il gruppo è disposto ad accettare e l’approccio collaborativo con le autorità fiscali.

  • Governance (Gri 207-2)

La società modula e monitora opportunamente i propri rischi fiscali? Come li gestisce e come comunica con i suoi stakeholder? Tale sezione mira ad attestare l’esistenza di una governance solida con un adeguato sistema di controllo e gestione dei rischi fiscali e l’identificazione di processi e procedure che garantiscono gli adempimenti fiscali o la gestione di eventuali incertezze interpretative.

  • Trasparenza (Gri 207-3)

Come viene comunicata la politica fiscale di gruppo a stakeholder interni ed esterni? Come gestisce l’azienda la propria reputazione e posizione di fiducia? Come interagisce con gli stakeholder per comprendere le aspettative della società con riferimento alle imposte e ai suoi effetti sulla strategia fiscale? Il fattore della governance nell’Esg può essere rafforzato tramite il tax control framework e i regimi di co-operative compliance, che assicurano una relazione privilegiata con le competenti Amministrazioni finanziarie nonché certezza sulle scelte fiscali del gruppo in cambio di trasparenza, consolidando la posizione del contribuente tesa a minimizzare i rischi fiscali.

  • Rendicontazione delle informazioni rilevanti paese per paese (Gri 207-4)

Si concretizza nella necessità per i gruppi di divulgare pubblicamente determinate informazioni finanziarie, quali entrate, profitti, dipendenti, beni, imposte pagate dalla società in ogni singolo paese in cui la stessa opera. Pertanto, il Gri 207-4 espande l’attuale requisito del Country-by-Country Report (Cbcr) implementato da molti paesi sulla base dell’Azione 13 del Progetto Beps delle Linee Guida Ocse, che richiede la preparazione del Cbcr e la disclosure alle sole autorità fiscali. 

Le aziende inclini alla sostenibilità stanno adottando e articolando strategie fiscali sempre più trasparenti e chiare, in linea con la loro più ampia agenda ambientale, sociale e di governance e il Gri-207 supporta in tale intento, fornendo degli standard di rendicontazione globale che per la prima volta si focalizzano sulla fiscalità.  L’implementazione del Gri-207, sebbene volontaria, sembra procedere lentamente, un po’ per le perplessità che si hanno con riferimento alla disclosure delle politiche fiscali un po’ per la poca conoscenza che si ha sull’argomento in tale ambito.

Sullo sfondo di queste iniziative anche la Commissione europea ha deciso di dare rilevanza alla fiscalità in ambito di sostenibilità e con la proposta di Direttiva del 21 aprile 2021 in tema di corporate sustainability reporting, ha ampliato la platea dei soggetti obbligati alla rendicontazione non finanziaria ricomprendendovi, già dal 2023, tutte le imprese di grandi dimensioni, anche non quotate, e, a decorrere dal 1° gennaio 2026, le imprese di medie e piccole dimensioni, solo se quotate. Inoltre, prevede la definizione di principi per l’informativa sulla sostenibilità, da adottare con atti delegati alla Commissione europea, al fine di “garantire la comparabilità delle informazioni e la divulgazione di tutte le informazioni pertinenti”.   

*Ey partner Transfer pricing & business development leader

**Partner Transfer pricing di Ey Tax&Law in Italia