Il 5G è pericoloso per gli aerei. Negli Stati Uniti lo sanno da almeno quattro anni, ma il problema persiste. Tanto che, ultimamente, le antenne installate nelle vicinanze di decine di aeroporti sono state spente. Perché si è scoperto che i telefonini interferiscono con alcuni radioaltimetri, gli strumenti che determinano la quota di volo di un aeromobile.

Le prime avvisaglie

Fin dall’aprile del 2018, la Federal Aviation Administration (Faa) aveva sollevato la questione alla Fcc (Federal Communications Commission), insieme a Iata e Airlines for America. Nell’ottobre del 2020 la commissione tecnica radiofonica per l’aeronautica (Rtca), osservando il fenomeno, aveva concluso che le onde del 5G (tecnologia usata nei telefoni cellulari di ultima generazione) interferivano pesantemente con le prestazioni dei radioaltimetri. Nella fattispecie si era rilevato il “grave rischio che i sistemi di telecomunicazione a 5G, nella banda da 3,7 GHz a 3,9 GHz” potessero causare “disturbi dannosi agli altimetri su tutti i tipi di aeromobili civili”.

Nonostante le avvertenze degli scienziati però, a febbraio del 2021 la Fcc ha messo all’asta, nel mercato delle telecomunicazioni, lo spettro della banda C nella gamma di frequenze da 3,7 a 3,98 GHz. Gamma che si trova pericolosamente vicina alla 4,2-4,4 GHz, quella dei radioaltimetri. Di conseguenza il 5G con banda C, se installato nelle immediate vicinanze delle piste di rullaggio, può “urlare” sovrastando il linguaggio radio dei velivoli, con conseguenze intuibili. Tanto più che gli altimetri si usano quando l’aereo procede a quota piuttosto bassa, cioè nelle fasi più delicate del volo.

La controversia

Le ragioni per le quali, in barba ai timori (fondati) dei tecnici, la Fcc ha mandato avanti l’asta delle bande di frequenza è un po’ un mistero. Sebbene l’ente non sia obbligato ad ascoltare le proteste dell’aviazione né a sottostare alle indicazioni della Faa, la controversia resta. Lo ha evidenziato anche Noppadol Pringvanich, head Atm Engineering & Aviation Radio Spectrum della Iata, secondo cui le imprese di telecomunicazioni non vogliono perdere i loro profitti, a loro volta messi a rischio dallo spegnimento delle antenne vicine agli aeroporti. “Ma la Faa – chiarisce Pringvanich – dovendo mettere al primo posto la sicurezza, ci ha tenuto a informare le compagnie aeree del rischio subito da certi modelli di radioaltimetri in determinati aeroporti”. In una lettera alla Casa Bianca, al Dipartimento dei Trasporti, alla Fcc e alla Faa, le aviolinee americane hanno tra l’altro sottolineato che “più di 1.100 voli sarebbero soggetti a cancellazioni, deviazioni o ritardi” provocando disagi a catena a circa 100mila passeggeri nei principali hub del Paese.

Le possibili soluzioni

Tra i modi per risolvere il problema del 5G, l’America ha individuato il temporaneo rinvio della sua implementazione e la conseguente riduzione della potenza delle antenne. I dintorni degli aeroporti potrebbero essere dichiarate zone vietate. Esistono anche mezzi alternativi di conformità (Amoc), che consentono agli aerei di proseguire il volo finché si ha la certezza che non ci saranno interferenze dannose coi radioaltimetri in corrispondenza di determinati scali. L’approvazione degli Amoc però va rinnovata ogni tre mesi e a lungo andare diventa insostenibile.

Nell’immediato futuro, sostiene Pringvanich, si potrebbe migliorare la tecnologia dei radioaltimetri già entro il 2023. Ma il nuovo spettro delle frequenze dovrà risultare stabile. Inoltre, si chiedono alla Iata, è giusto che una compagnia aerea debba pagare per aggiornare le attrezzature di volo in sicurezza? Perché dovrebbero subire le conseguenze di qualcosa che non causano? Senza contare che, se 5G e radioaltimetri progrediscono di pari passo, potrebbero tornare a infastidirsi a vicenda. In ogni caso, qualsiasi soluzione al problema, una volta concordata tra le parti andrà anche regolamentata.