Stiamo affrontando un periodo di pessimismo sul futuro, originato da crisi di diversa natura: crisi economica, riscaldamento globale, esaurimento delle risorse e inquinamento. In molti Paesi, sono in aumento anche le disuguaglianze, l’insicurezza, la disoccupazione e la guerra. Mentre un tempo si pensava che il futuro sarebbe stato inevitabilmente migliore del presente, la fede nel progresso, nelle magnifiche sorti e progressive degli esseri umani, si è erosa: molti temono che le generazioni future staranno peggio di quelle attuali. E così come la scienza ha ricevuto il merito del progresso, ora riceve la colpa del suo declino (indipendentemente dal fatto che sia reale o solo percepito). La scienza è talvolta considerata un cattivo maestro che ci ha portato nella direzione sbagliata, e cambiare questa percezione non è facile. C’è una grande insoddisfazione nei confronti di tutti coloro che ci hanno condotto in questa situazione e gli scienziati non sfuggono ai rimproveri.

La scienza a volte è considerata un cattivo insegnante che ci porta nella direzione sbagliata. Il cambiamento di questa percezione non è facile. Non dobbiamo dare per scontato che lo sviluppo della scienza sia inarrestabile: è un errore pensare che lo sviluppo tecnologico possa sempre contare sullo sviluppo scientifico. I Romani conservarono la tecnologia greca senza molta considerazione per la scienza greca.

 

Ci sono alcune conseguenze pratiche della scienza che sono molto importanti. La scienza sta facendo grandi progressi e molti dei problemi del mondo potrebbero essere risolti utilizzando gli strumenti della scienza messi a nostra disposizione.

 

In questi giorni, l’umanità deve fare delle scelte essenziali; deve contrastare il cambiamento climatico. Per decenni, la scienza ci ha avvertito che il comportamento umano stava gettando le basi per un drammatico aumento della temperatura del nostro pianeta. Ma la scienza da sola non è sufficiente. Uomo avvisato mezzo salvato, dice il proverbio, ma solo mezzo. Sono necessarie decisioni politiche, soprattutto da parte dei Paesi ricchi. Dobbiamo andare oltre il miope interesse nazionale per risolvere i problemi globali con lo spirito di “whatever it takes”. Il Covid ci ha insegnato che siamo tutti collegati e ciò che accade nei mercati o nella foresta amazzonica riguarda profondamente tutti noi.

 

L’appello degli scienziati alla politica

 

Purtroppo, le azioni intraprese dai governi non sono state all’altezza di questa sfida e i risultati finora sono stati estremamente modesti. Ora che il cambiamento climatico sta iniziando a influenzare la vita delle persone, c’è forse una reazione più decisa, ma abbiamo bisogno di misure molto più forti. Dall’esperienza del Covid, sappiamo che non è facile adottare misure efficaci in tempo. Abbiamo visto come spesso le misure per contenere la pandemia siano state prese in ritardo, solo nel momento in cui non potevano più essere rimandate. Ricordo che un capo di governo ha detto: “Non possiamo fare un lockdown prima che gli ospedali siano pieni, i cittadini non capirebbero”.

 

La nostra generazione deve percorrere una strada piena di pericoli. È come guidare di notte: la scienza è rappresentata dai fari, ma poi la responsabilità di non uscire di strada è del conducente, che deve anche tenere conto del fatto che i fari hanno una portata limitata.

 

Infatti, anche gli scienziati non sanno tutto. Si tratta di un lavoro laborioso, durante il quale le conoscenze vengono accumulate una dopo l’altra e le sacche di incertezza vengono lentamente eliminate. La scienza fa previsioni oneste sulle quali si forma lentamente un consenso scientifico. Quando l’Ipcf prevede che, in uno scenario intermedio di riduzione delle emissioni di gas serra, la temperatura potrebbe aumentare tra i 2,1 e i 3,5 gradi, questo intervallo è quello che possiamo stimare al meglio in base alle conoscenze attuali.

 

Ci troviamo di fronte a un problema enorme che richiede interventi decisivi non solo per fermare l’emissione di gas serra, ma abbiamo anche bisogno di investimenti scientifici: dobbiamo essere in grado di sviluppare nuove tecnologie per conservare l’energia trasformandola in combustibili, tecnologie non inquinanti basate su risorse rinnovabili: non solo dobbiamo salvarci dall’effetto serra, ma dobbiamo evitare di cadere nella terribile trappola dell’esaurimento delle risorse naturali.

 

Anche il risparmio energetico è un capitolo da affrontare con decisione: ad esempio, finché la temperatura interna delle nostre case rimarrà quasi costante tra estate e inverno, sarà difficile fermare le emissioni.

 

Bloccare con successo il cambiamento climatico richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti: si tratta di un’operazione con un costo colossale, non solo finanziario ma anche sociale, con cambiamenti che influiscono sulla nostra vita. La politica deve garantire che questi costi siano accettati da tutti: coloro che hanno utilizzato più risorse devono contribuire di più, per incidere il meno possibile sulla maggior parte della popolazione; i costi devono essere distribuiti in modo giusto ed equo tra tutti i Paesi: non solo la decenza richiede che i Paesi che attualmente incidono sulle risorse del pianeta facciano gli sforzi maggiori, ma se così non accadrà, sarà politicamente impossibile contrastare il cambiamento climatico in maniera efficace.

(Testo tratto dalla lectio magistralis all’Unical)