Una matita per il trucco “truccata” per il bene dell’ambiente. Può essere un eyeliner per gli occhi o un disegna sopracciglia che una volta consumato invece di esser gettato riesce ad avere una nuova vita: quando la parte finale diventa inutilizzabile, si pianta. I semi contenuti in una piccola capsula dopo una settimana germogliano ed ecco che da un oggetto nascono fiori e piante. L’idea è di Sprout World, azienda danese che, dopo aver creato la “matita del germoglio” per disegnare, ha voluto seminare questo tipo di riciclo anche nell’universo della cosmesi.

“Puntiamo ad allargare anche qui l’offerta sostenibile – spiega il presidente e fondatore della compagnia, Michael Stausholm -. È in arrivo anche un correttore per le labbra oltre a questa matita che si pianta, introdotta nel 2021. Ha un brevetto globale e l’Italia è il mercato più grande. Basti pensare che poco prima di Natale il nostro eyeliner piantabile, protetto da brevetto, certificato contro le allergie, priva di sostanze chimiche e adatta anche ai vegani, era il numero 2 sul vostro Amazon nella categoria bellezza”. 

 

Quello che arriva dalla Danimarca è uno degli esempi più innovativi che puntano a far diventare “amica del Pianeta” l’industria della cosmesi che, con i suoi rifiuti, provoca emissioni di gas serra comprese tra lo 0,5% e l’1,5%, secondo i dati della società di consulenza ambientale Quantis.

La risposta a questo carico ingombrante e dannoso si trova in prodotti che, oltre a prevedere ingredienti di origine vegetale, vengono confezionati sempre più spesso in maniera “verde”. Per esempio in contenitori che possono essere riutilizzati grazie a capsule interne che permettono di ricaricare il contenuto. 

 

“Ogni ricarica acquistata permette di risparmiare circa 3,12 tonnellate di imballaggi multi materiale e 18 tonnellate di vetro” si legge nella presentazione della crema per il viso di Caudalie. Il marchio francese utilizza confezioni riciclabili al 100%, entro il 2022 punta all’obiettivo “rifiuti zero”, membro di “1% for the Planet” devolve l’1% del suo fatturato per progetti di riforestazione. 

 

Fra gli esempi di “bella sostenibilità” si può citare il primo mascara al mondo con vuoto a rendere. Si trova nel Negozio Leggero: l’applicatore si compra solo la prima volta, le successive basta ricaricare il contenuto a confezioni in vetro.

Poi ci sono i cartoni riciclati usati dall’azienda marchigiana TataNatura nata dall’esigenza di una neo mamma di garantire al proprio bimbo prodotti sicuri, non tossici, naturali e sostenibili, esigenza poi allargata anche al make up biologico “per la famiglia”. Utilizzando come confezioni scatole di cartone “kraft” (senza candeggio, tappa più inquinante della lavorazione della carta), con certificazioni ambientali che garantiscono una minimo impatto sulle foreste. E nella composizione con i principi attivi dei vegetali usati per gli stessi prodotti – dalla camomilla all’uva, all’estratto d’oliva – dei quali non si scarta nulla, proprio in un’ottica di cosmesi integrale.

Gian Andrea Positano, responsabile del Centro studi di Cosmetica Italia conferma che “i trend trainanti saranno i cosmetici sostenibili, fatti con materiali riciclati e green”. E un’altra ricerca di Quantis, per conto di Cosmetica Italia, evidenzia che il 78% dei consumatori ricerca packaging plastic-free, il 76% desidera acquistare prodotti sostenibili o ottenuti da fonti rinnovabili, il 75% opta per flaconi ricaricabili e riutilizzabili, il 69% pensa alla riduzione di carbonio.

 

Anche se l’interesse e la diffusione aumentano ancora manca una regolamentazione ufficiale univoca che definisca con esattezza i cosmetici “naturali”, via via indicati come bio, green, vegani. Per questo nascono certificazioni come B Corp che identificano le aziende che garantiscono alti standard ambientali. O NaTrue (The International natural and organic cosmetics association”) che riguardano l’utilizzo “di ingredienti naturali, di derivazione naturale e natural-identici”. Si tratta di marchi di certificazione come Ecocert ed Ecolabel che dovrebbero essere riportati sull’etichetta del prodotto. Accanto all’Inci, l’elenco degli ingredienti: i primi tre sono i più importanti, presenti in maniera maggiore.

Per verificare che un cosmetico sia davvero verde, e non cadere nella rete del greenwashing, l’ecologismo di facciata, occorre controllare che non siano presenti sostanze che hanno subito un processo chimico indicate con termini in inglese, a differenza di quelli di derivazione vegetale che hanno invece nomi latini.