Valli assolate che corrono fino alla costa Sud della Sicilia, fra l’ex petrolchimico adesso diventato green di Gela e la spiaggia del Montalbano televisivo. Sono quelle di Acate, comune del ragusano da poco più di 10mila abitanti a confine con le province di Catania e Caltanissetta. Lì in questi giorni si accendono quasi in contemporanea tre comunità energetiche, le prime in Italia a coinvolgere aziende agricole. Una scelta compiuta dalle imprese un anno fa, quando a fare paura era ancora il Covid mentre della crisi energetica innescata dal confitto in Ucraina non c’era traccia.


Due partner solidi come Enel X e la Banca Agricola Popolare di Ragusa, uno slalom fra gli ostacoli della burocrazia e i primi sentori di rincaro dei materiali ma adesso le tre comunità stanno per accendersi per permettere alle aziende agricole di condividere l’energia prodotta dal sole. Capofila di due comunità la società consortile La Mediterranea, un colosso nella coltivazione ed esportazione di crisantemi, la terza nasce dall’azienda vitivinicola Valle dell’Acate, che esporta il suo Cerasuolo in tutta Europa e negli Stati Uniti. In tutto tre impianti fotovoltaici ciascuno della potenza di 200kW che consentiranno al momento a una decina di piccole e medie imprese di condividere i loro consumi energetici, tagliare sempre di più le loro bollette fino a iniziare a guadagnarci ottenendo gli incentivi statali ventennali che verranno redistribuiti agli iscritti e riducendo le emissioni di CO2.

Dietro questa iniziativa da pionieri che sfrutta per la prima volta in agricoltura le norme varate nel 2019 da un decreto Milleproroghe del governo italiano ci sono storie di aziende che si tramandano da generazioni, ma dove gli ultimi discendenti hanno ereditato dai loro padri anche la spinta a innovare. Come nel caso di Paola e Francesco Gurrieri a capo della società consortile La Mediterranea. Quattro imprese per un totale di oltre 100 ettari di terreni dove coltivano a ciclo continuo crisantemi che esportano in tutta Italia e all’estero, compresa l’Olanda che sui fiori non ha certo da imparare. E proprio con le ditte ibridatrici olandesi l’azienda siciliana ha una partnership per creare nuove specie selezionate. Così La Mediterranea copre l’8% del mercato europeo di crisantemi. “È stato papà, che era un insegnante ma molto legato alla terra a far nascere l’azienda – racconta Paola Gurrieri – fin dall’inizio legata all’innovazione e all’etica nella produzione e nel lavoro”.


L’azienda è la prima e fino a ora unica in Italia ad adottare la sterilizzazione dei terreni con vapore d’acqua, una tecnica che ha permesso di bandire i fertilizzanti chimici e di realizzare la raccolta differenziata dei rifiuti in cinque categorie. Ma è anche comunità per i suoi lavoratori: “Abbiamo circa 180 dipendenti – spiega l’amministratrice – fra i quali 50 stranieri che noi ospitiamo in 18 appartamenti costruiti da noi che diamo in comodato d’uso gratuito. Anche questa un’idea di mio padre che permette ai lavoratori di riunirsi con le loro famiglie. Fra loro ci sono pakistani, tunisini, romeni e adesso anche alcuni ucraini. Fornirgli l’abitazione è un modo per dargli dignità e credibilità, favorire la loro integrazione e questo confluisce anche nel loro lavoro. Questa è un’attività delicata, possiamo dire etica, si tratta di “prendersi cura”. Anche la scelta della comunità energetica per noi ha un significato etico ma adesso diventa anche un investimento strategico contro il caro energia”.

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Tutto nasce dalla proposta della banca agricola per supportare un investimento da 252mila euro: “Eravamo partiti con la prima comunità – rivela Paola Gurrieri – e poi abbiamo deciso di raddoppiare con l’altra denominata Kamarina. Abbiamo utilizzato sia i tetti di officine e magazzino che il terreno per installare le pensiline. È stata anche una lunga lotta con la burocrazia, con ritardi nella consegna dei materiali in questi mesi difficili ma alla fine la prima comunità si accenderà in questi giorni e l’altra fra qualche settimana. E non ci fermiamo, mio fratello ha avviato l’iter per un impianto agrivoltaico”.

C’è una donna anche dietro la terza comunità energetica con tre aziende vitivinicole capeggiate da Valle dell’Acate, impresa arrivata con Gaetana Iacono alla sesta generazione. “Nell’Ottocento – racconta l’imprenditrice – le nostre botticelle di frappato partivano in nave da Scoglitti per la Francia. Io ho iniziato trent’anni fa affiancando mio padre che aveva già tracciato la strada verso il biologico e la tutela della biodiversità. Produciamo solo biologico, Frappato, Cerasuolo di Vittoria e Grillo. Per noi la comunità energetica, chiamata “Case di Biddini” come la nostra contrada, è stato il normale passo verso la maggiore sostenibilità. Ma adesso ringrazio mio padre per gli insegnamenti, con le bollette aumentate di cinque volte gli impianti fotovoltaici che stiamo accendendo sono la nostra salvezza”.

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Ma ci sono ancora problemi da risolvere: “Vogliamo coinvolgere altre imprese – spiega Iacono – ma servono investimenti pubblici sulla rete di distribuzione e nella velocità di connessione delle aziende. Lo Stato deve agevolare lo sforzo che noi privati stiamo facendo, solo così altre imprese seguiranno il nostro esempio”.

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Soddisfatto il direttore della Banca agricola, Saverio Continella: “La Sicilia può contribuire in maniera decisiva alla transizione ecologica, come dimostrano queste realtà agricole con cui abbiamo collaborato. Vogliamo essere il braccio operativo che permette a imprese, famiglie e anche pubbliche amministrazioni di adottare modelli green e innovativi”.