L’altro volto della Toscana. Prato, la seconda città toscana, non si accontenta di mostrare al turista il suo centro storico racchiuso all’interno delle mura, i palazzi, le chiese con le opere d’arte, i musei, le ville medicee e il castello dell’Imperatore, unico esempio architettura sveva nell’Italia centro-settentrionale, ma lo invita ad andare alla scoperta della  Prato del tessile. Un’esperienza insolita che diventa un affascinante viaggio tra le manifatture storiche e quelle d’avanguardia, che fino al mese di maggio si aprono per la prima volta agli appassionati di archeologia industriale, architettura, moda e design e a chi voglia scoprire i segreti del più grande distretto tessile europeo. È il progetto di turismo industriale TIPO che propone visite guidate all’interno di alcune fabbriche dove nei secoli si sono lavorati “cenci” di lana provenienti da tutto il mondo. Un esempio di economia circolare che parte da lontano,  quando per la produzione delle stoffe si recuperavano i vecchi vestiti dei contadini e le balle dei mulini, e arriva ai giorni nostri.

Quattro gli appuntamenti nei mesi di febbraio e marzo ( da prenotare sul sito). Il 26 febbraio si visita il lanificio Luigi Ricceri, attivo dal 1848 e specializzato in tessuti naturali per cappotti. Il giorno dopo trekking urbano che parte dalla Corte via Genova (l’ex lanificio Bini diventato effervescente spazio artistico e sociale ) e raggiunge il luogo simbolo delle riqualificazioni di ex strutture produttive per Prato, ovvero il polo Campolmi, che oggi ospita il Museo del Tessuto, passando dall’ex lanificio Cangioli, di cui rimane la suggestiva ciminiera. Il Museo del Tessuto,  visitabile anche al di fuori degli appuntamenti di TIPO, è l’unico in Italia dedicato interamente all’arte e alla tecnologia tessile ed è ubicato negli ambienti dell’ex cimatoria Campolmi, un grande opificio tessile situato all’interno delle mura medievali, monumento di archeologia industriale del XIX secolo. A marzo si potrà invece visitare il complesso industriale della Cartaia di Vaiano, azienda tessile sorta al posto di un’antica cartiera, dove sono state rimesse  in funzione delle antiche turbine per la creazione di energia idraulica. Il tour del giorno dopo è dedicato alla Val di Bisenzio, culla dell’industria tessile delle origini, dove ancora oggi i luoghi storici della produzione continuano la tradizione manifatturiera di stoffe e tessuti. Prima tappa l’ex carbonizzo Meucci di Vernio, oggi Museo delle Macchine Tessili, che ospita strumenti e macchine tessili dalla fine dell’800 alla metà del ‘900: filandre, cardature, l’antica turbina della fabbrica alimentata dall’acqua del Bisenzio e un raro esemplare di telaio in legno restaurato.

Prato, Museo del tessuto 

In località Carmignanello si visita l’ex lanificio Romei, antico opificio appartenente ad una delle dinastie tessili pratesi e bell’esempio di archeologia industriale. La visita si conclude al villaggio operaio di La Briglia, voluto dagli industriali ebrei Forti alla fine dell’Ottocento. Una città-fabbrica in stile manchesteriano creata in Val Bisenzio per rispondere in modo paternalista alle esigenze della seconda comunità operaia più numerosa del pratese. Chi preferisce il turismo fai da te o vuole scegliere liberamente la data della visita della Prato industriale può comunque ammirare dall’esterno gli esempi di archeologia industriale proposti dai tour di TIPO e visitare il Museo del Tessile e il  Museo delle Macchine Tessili a Vernio, regolarmente aperti al pubblico. Tra le altre mete possibili il Cavalciotto di Santa Lucia,  una pescaia che risale al secolo XI e rappresenta uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del  territorio.

La sua funzione  era  quella di deviare il naturale corso del Bisenzio per dare vita al cosiddetto Gorone, canale  utilizzato per  far funzionare prima ben 58 mulini e poi, nel corso dei secoli, altre attività produttive, come quelle metallurgiche, cartarie, e soprattutto tessili. Da vedere anche l’ex lanificio Calamai, risalente agli anni Venti del secolo scorso che oggi si presenta come un complesso di sei capannoni in cemento armato, separati da percorsi e da una monumentale facciata di gusto classicheggiante con un grande arco d’ingresso, sormontato dall’alloggiamento dell’orologio, e un  cancello in ferro battuto sulla cui sommità sono visibili eleganti decorazioni floreali che incoronano le iniziali dell’azienda. Oggi la struttura ospita una residenza per studenti e sulle pareti trova posto un murale realizzato dal writer Dem. Il tour autogestito può continuare con il lanificio Lucchesi, costruito a partire dal 1911 a ridosso delle antiche mura trecentesche da Guido Lucchesi a partire dal 1911 e oggi sede della farmacia del vecchio ospedale e di mostre temporanee di arte contemporanea. Anche la Camera di Commercio di Prato ha sede in una vecchia manifattura tessile , restaurata al fine di creare  uno spazio multifunzionale che ospita  gli uffici dell’ente e ampi spazi per eventi. L’ultima tappa del nostro tour nella Prato industriale è il  Teatro Fabbricone , spazio culturale e centro di ricerca e sperimentazione teatrale tra i più vivaci in Italia, che sorge all’interno del complesso industriale tessile più noto e tra i più antichi di Prato: il Fabbricone. Fondato nel 1888 dalla ditta austro-tedesca Koessler e Mayer per produrvi tessuti fino ad allora importati da Francia e Germania, il complesso è ancora oggi circondato da un alto muro di confine, che gli conferisce l’aspetto di una città protetta da mura con ampi viali alberati.