Nel mondo un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione, metà dell’avifauna è in forte declino, gli insetti stanno sparendo e le zone umide che li ospitano arrancano di anno in anno. Se queste cifre non vi fanno paura, consideratele in termini economici: la perdita di biodiversità, stima Moody’s, potrebbe infatti costare 1.900 miliardi di dollari in almeno nove settori chiave dell’economia dall’agricoltura alla pesca sino agli impianti delle fonti energetiche.

 

Ecco perché, con la maggior parte delle persone che nel mondo si stanno spostando dalle periferie ai centri urbani, è sempre più fondamentale per il futuro immaginare città in cui natura e persone possano convivere con benefici per entrambi.

 

Servono più spazi verdi (che ricerche indicano migliorano anche la salute mentale dei cittadini), più corridoi ecologici, una maggiore copertura arborea per garantire ombra e raffreddamento, meno cemento, edifici sostenibili, un drastico calo dell’inquinamento e soprattutto piani e visione: è fondamentale costruire nella direzione di favorire la biodiversità, come ricorda il Wwf nel suo rapporto La natura si fa cura, curato in vista di Urban Nature 2022, iniziativa che si svolgerà l’8 e il 9 ottobre in decine di città italiane dove con l’acquisto di una felce si potrà contribuire a creare Oasi di verde negli ospedali pediatrici italiani.

Se in Europa ci sono già diverse città che stanno sperimentando soluzioni basate sulla natura, dalla Milano del bosco verticale e gli orti sui tetti sino ai parcheggi verdi di Malmo con piante sui muri o alle iniziative green volute dal Patto dei sindaci, oggi sono in particolare quattro città – con i loro “piani per la biodiversità” – che secondo il Wwf stanno guidando il cambiamento: sono Barcellona, Parigi, Londra e Amsterdam.

Barcellona: una rete ecologica urbana

Con il suo Barcelona Greenery and Biodiversity Plan la città de le ramblas ha sviluppato un piano strategico di sviluppo della sua rete ecologica urbana (REU) con l’obiettivo di incrementare i legami tra le aree verdi urbane, aumentando la biodiversità e i benefici per i cittadini. Vari municipi sono stati coinvolti nella realizzazione del piano: il risultato è stata l’apertura di spazi verdi privati al pubblico (gestiti anche da volontari), la protezione di alcune specie e dei loro habitat, il miglioramento dell’inquinamento acustico per esempio nella zona del Parc de Collserola, l’arricchimento di parchi giochi con nuova vegetazione e corsi d’acqua e la lotta alla frammentazione urbana dei territori in modo tale da favorire il passaggio di animali.

I Jardins de Safo nel quartiere dell’Eixample, a Barcellona, in Spagna
I Jardins de Safo nel quartiere dell’Eixample, a Barcellona, in Spagna 

In questo modo, secondo il Wwf,  nella città catalana “natura e urbanità convergono e si valorizzano a vicenda, con spazi verdi concepiti non come luoghi isolati ma come una vera e propria infrastruttura, con habitat connessi tra loro dove la natura è parte integrante del territorio con funzioni ambientali e sociali. Il piano, inoltre, è stato realizzato in linea con la strategia UE per la biodiversità per il 2030”.

 

Parigi: il centro off limits alle auto

Anche la Parigi ormai senz’auto nel suo centro, e tutta a favore di una mobilità urbana sostenibile, continua nella giusta direzione con il suo Plan Biodiversitè Paris 2018-2024. Il piano è nato grazie alla partecipazione dei cittadini e delle associazioni di quartiere e punta ad aumentare la biodiversità in città attraverso reti ecologiche all’interno dei piani urbanistici; a coinvolgere la cittadinanza nella conoscenza della biodiversità urbana (per esempio con programmi di educazione) e a sostenere l’incremento delle connessioni delle reti di habitat presenti sul territorio parigino tramite “azioni di tutela, valorizzazione e deframmentazione”.

Urban gardening nelle aiuole di Plaçe de la République a Parigi, in Francia (foto: Sonia Yassa)
Urban gardening nelle aiuole di Plaçe de la République a Parigi, in Francia (foto: Sonia Yassa) 

I risultati ottenuti negli anni verranno poi rendicontati in modo da essere pubblici. Lo scopo, entro il 2024, è anche quello di “portare il 50% del territorio parigino ad essere oggetto di un’analisi o di un inventario di biodiversità, con l’obiettivo da raggiungere il 100% nel 2030” ricorda il Wwf. Il tutto passando per iniziative che vanno da mostre a dibattiti pubblici sino alla partecipazione di almeno 1 milione di persone (entro il 2024) durante gli eventi del “mese della biodiversità parigina”. Motore del cambiamento saranno soprattutto i giovanissimi: sin dall’infanzia i piccoli parigini prenderanno confidenza con le specie e la vegetazione urbana e parteciperanno a percorsi per realizzare un orto in ogni scuola, così come ai più grandi si continueranno a rilasciare permessi per mettere casette per uccelli sulla vegetazione pubblica e piantare nuovi alberi sui suoli pubblici (progetto Vegetalisons Paris per aiutare tutti a diventare giardinieri cittadini favorendo la biodiversità su balconi, tetti e realizzando giardini condivisi).

 

Londra: più verde in città e sui tetti

Anche se all’apparenza Londra può apparire come una metropoli grigia e con pochi spazi verdi, l’amministrazione della City sta puntando attraverso il  Biodiversity Action Plan a migliorare ed arricchire le condizioni della natura cittadina. Si parte dal fatto che Londra ha poco meno di 33 ettari di spazi aperti, comprendendo parchi, giardini, cimiteri e piazze e la maggior sono piccoli (inferiori a 0,1 ettari) e privi di quegli spazi utili a mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Il Piano per la biodiversità di Londra prevede l'aumento del verde dalla City fino alle periferie
Il Piano per la biodiversità di Londra prevede l’aumento del verde dalla City fino alle periferie 

Inoltre, in una città che per spazi limitati paga ancora i conti del grande incendio del 1666 e delle bombe della Seconda Guerra mondiale, si cerca di fare buon sorte a cattivo gioco: per esempio sfruttando i tanti tetti della città, una potenziale risorsa per la biodiversità, dove spingere per l’installazione di punti verdi e fruizione del tempo libero. In questo contesto, il piano di Londra passa per processi decisionali che riguardano il rimodellare gli ambienti aziendali (City Corporation) e la gestione degli alberi e gli spazi verdi (City Gardens). “Anche nel caso di Londra – specifica il Wwf – si tratta di connettere la biodiversità attraverso reti pianificate, proteggendo e valorizzando gli habitat e le specie presenti. Nell’ambiente costruito il Piano propone azioni utili per migliorare e collegare gli spazi verdi e mira a coinvolgere i cittadini anche con attività di citizen science”.


Amsterdam: il successo di Cascoland

Nella verde Amsterdam regina delle biciclette le azioni di sostegno alla biodiversità e alla natura sono diverse, ma colpisce in particolare l’esperienza di Cascoland. Si tratta di un collettivo, un network di artisti, architetti, performer e designer che intervengono negli spazi pubblici puntando allo sviluppo di una società sostenibile attenta all’ecologia. Ad esempio con interventi mirati hanno riqualificato il quartiere di Kolenkit, sobborgo che dopo la crisi del 2008 è stato definito fra “i più problematici dell’Olanda”.

Gli spazi verdi condivisi creati dal collettivo cittadino di Cascoland ad Amsterdam, nei Paesi Bassi (foto: Cascoland.com)
Gli spazi verdi condivisi creati dal collettivo cittadino di Cascoland ad Amsterdam, nei Paesi Bassi (foto: Cascoland.com) 

Qui con pochi fondi il collettivo è intervenuto per “rinsaldarne il tessuto sociale recuperando spazi degradati e riutilizzando quei vuoti urbani che troppo spesso caratterizzano le metropoli di tutto il mondo. In alcuni casi si è trattato di utilizzare aree pavimentate come base per orti urbani” spiega il Wwf. In sei mesi questa esperienza ha dimostrato secondo il Wwf che “una società degradata non può avere rispetto per l’ambiente, e viceversa, una rete ecologica sana difficilmente potrà sussistere in un luogo degradato. Questi piccoli interventi hanno dimostrato che creando una “cornice” (la traduzione di ‘casco’ in olandese) si ricompone una frammentazione sociale grazie anche all’entusiasmo e alla partecipazione della comunità”.