L’Italia, lo sappiamo, da nord a sud è un grande museo a cielo aperto, ricca di meraviglie dal punto di vista naturalistico, archeologico e culturale. Se amate andare alla scoperta di borghi da fiaba che pochi conoscono, cammini segreti e aree dismesse trasformate in qualcosa di nuovo, ecco cinque proposte per voi.

Malga Talé in Val di Pejo, Trentino
Malga Talé in Val di Pejo, Trentino 


1) Il bosco degli urogalli in Val di Pejo

Il recupero di Malga Talé in Trentino ha spinto all’allestimento di un percorso tematico dedicato agli uccelli galliformi alpini e alle loro complesse e affascinanti strategie di adattamento all’ambiente. La costruzione, facilmente raggiungibile, si trova in un’area verdissima, ricca di animali selvatici: nelle peccete che la circondano e sulle cime più alte si possono ammirare il gallo cedrone, il gallo forcello, il francolino di monte e la pernice bianca. L’itinerario è uno strumento divulgativo-didattico eccezionale e l’allestimento segue le regole del birdwatching: il visitatore è protagonista di un viaggio che porta a scoprire, osservando, gli animali nel loro ambiente naturale, ricostruito attraverso suoni, immagini e riproduzioni fedeli dell’habitat. Le tracce lasciate dagli eleganti uccelli nel bosco e sulla neve, la loro alimentazione, le tecniche di mimetismo, il dimorfismo, la parata nuziale dei galli forcelli, sono le tappe di un percorso vivo, ricco di suggestioni.

Il pittoresco borgo di Chianale in Valle Varaita, Piemonte
Il pittoresco borgo di Chianale in Valle Varaita, Piemonte 


2) Chianale, borgo-gioiello del cuneese

A 1800 metri d’altitudine, al confine con la Francia, in fondo alla Val Varaita di cultura occitana, si trova Chianale, un villaggio dal cuore d’ardesia: con i suoi tetti di lose, le sue pietre, i suoi legni e le vecchie travi, questo borgo ormai quasi disabitato ha due chiesette meravigliose e un piccolo museo dedicato al costume e all’artigianato locale. Inserita tra i Borghi più belli d’Italia, la frazione del cuneese ha la peculiarità di trovarsi a 1800 metri, nonché quella di essere circondata da una valle di rara bellezza, con un passo da 2.750 metri dove non è difficile imbattersi in qualche famiglia di stambecchi. Sullo Chemin Royal, asse del centro abitato, al numero 17 si trova Casa Martinet, ciò che resta del tempio Calvinista. Chianale fu infatti, per buona parte del Seicento, fino alla vigilia della revoca dell’Editto di Nantes, l’unico borgo della valle a consentire la libertà di culto. Da ammirare i bellissimi tetti in lose delle abitazioni, che visti dall’alto rendono compatto e suggestivo il tutto. La cultura provenzale, orgogliosamente esibita dai pochi abitanti rimasti, riporta al tempo dei trovatori, che forse nella bella stagione componevano versi e musica nell’Alevé, il bosco di pini cembri più grande d’Europa, sulle pendici del Monviso.

Il fiume Tevere a Roma, Lazio
Il fiume Tevere a Roma, Lazio 


3) Lungo il Tevere, dalla sorgente al mare

Il Tevere nasce a 1268 metri d’altitudine e scende lentamente fino al mare: i 400 chilometri di viaggio lungo il fiume sacro della Capitale sono stati percorsi e narrati da Pietro Vertamy, fotografo professionista e docente di fotografia, nel libro “Tutto il Tevere dalla sorgente al mare. Un viaggio di 400 chilometri lungo il fiume sacro di Roma” (Terre di Mezzo Editore, 176 pp), racconto che attraversa ben quattro Regioni e accompagna alla scoperta di alcuni dei luoghi più suggestivi dell’intera penisola. L’intento  è quello di mappare un cammino ancora inedito, dalla Romagna fino a Roma, facendo al contempo un’esperienza di viaggio fatta di ritmi nuovi, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, in cui il cammino è lo strumento privilegiato per la comprensione del territorio, nonché occasione d’incontro e scambio con le comunità locali. Nella sezione “Guida” è anche possibile trovare tutte le informazioni per programmare il proprio itinerario: la mappa del percorso, dove fermarsi a dormire e come prepararsi.

Fontana di Piazza Garibaldi a Sulmona, Abruzzo
Fontana di Piazza Garibaldi a Sulmona, Abruzzo  


4) Il Cammino Grande di Celestino in Abruzzo

Dalla Basilica di Collemaggio di L’Aquila si raggiunge Sulmona, passando per la valle dell’Aterno e toccando gli abitati di Stiffe, Campana, Fontecchio, Beffi, Castelvecchio Subequo e Raiano. Raggiunta la Conca Peligna, il percorso prosegue lungo l’itinerario “originario” sulla Maiella, e gli ultimi tre giorni coincidono con i passi del Cammino di San Tommaso, fino alla Cattedrale dell’apostolo a Ortona e al mare. Il tracciato originario toccava i soli eremi rupestri della Maiella e del Morrone (90 km), abitati da Pietro da Morrone. Secondo la storiografia recente, l’Abruzzo, grazie alla sua vicinanza con Roma, fu una delle prime Regioni a ricevere il messaggio cristiano. Le montagne impervie hanno rappresentato, nel corso dei secoli, un luogo adatto alla vita anacoretica e alla meditazione, tanto che in tutto il territorio abruzzese si contano quasi cento eremi, luoghi che ancora oggi donano al visitatore il ricordo della magia e della sacralità dei tempi andati. Tra le figure di Santi eremiti che hanno abitato questi posti, la più emblematica è quella di Pietro Angelerio, nato a Isernia nel 1215 e conosciuto come Fra Pietro dal Morrone, divenuto poi Papa con il nome di Celestino V e noto per il suo rifiuto al pontificato dopo solo pochi mesi.

L'anfiteatro
L’anfiteatro “Scala” in Sardegna. Foto: Ettore Cavalli 


5) L’anfiteatro nell’ex borgo minerario sardo

All’interno di “MAR – Miniera ARgentiera | The Unlimited Place” – uno dei maggiori esempi di archeologia mineraria della Sardegna, in gran parte abbandonato e in disuso, in provincia di Sassari – è nato “Scala”, un nuovo spazio pubblico culturale e ricreativo per la socialità e la condivisione, frutto di un intervento di rigenerazione urbana partecipata. Selezionato tra 1563 candidature arrivate da tutta Italia, il progetto è tra i vincitori della III edizione del Premio “Creative Living Lab”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per il sostegno di progetti multidisciplinari e di innovazione sociale. Un’area di 500 mq fino a ieri abbandonata, situata nel cuore pulsante del borgo, sulla strada che dalla piazza principale porta al mare, è stata così restituita alla collettività. Lo spazio, affacciato sulla Laveria, l’edificio più rappresentativo ed emblematico della borgata, e sui ruderi delle cabine elettriche, del laboratorio chimico e dei magazzini a mare di supporto alle attività della miniera, è stato trasformato in un anfiteatro all’aperto, uno spazio pubblico accessibile, dedicato alla cultura e all’apprendimento e pensato per ospitare mostre e conferenze, laboratori e residenze artistiche, spettacoli teatrali e rassegne cinematografiche, feste e concerti.