La soluzione ideale per risolvere i problemi legati all’energia? Imitare la natura. Purificando le acque reflue e producendo idrogeno verde anche lungo autostrade, ferrovie, edifici pubblici e privati, porti ed aeroporti, rendendolo finalmente economico e accessibile. Alessandro, Marta, Simelys, Matteo, Noemi e il resto del team che compone Green Independence, una startup Climate tech fondata in Puglia nell’agosto 2020 e partner del Politecnico di Torino, si sono ispirati agli alberi per mettere a punto un innovativo sistema per decentralizzare la produzione e lo stoccaggio di energia verde.


L’hanno chiamato New Artificial Leaf (NAL) ed è un’evoluzione dei pannelli solari, concepiti come una foglia e dunque in grado di immagazzinare direttamente l’energia solare producendo idrogeno verde. “In realtà la nostra nuova tecnologia, come gli alberi, può contemporaneamente produrre energia dal sole, immagazzinare l’energia che non viene utilizzata immediatamente trasformando le acque reflue o marine in idrogeno verde e riciclare le emissioni di CO2 producendo combustibili sintetici”, spiegano i ricercatori.

Sarà una delle più sorprendenti idee in mostra nel corso di Smau – Italy RestartsUp, in programma a Parigi dal 23 al 25 marzo con l’obiettivo di creare un ponte tra l’ecosistema dell’innovazione italiano, l’Hub parigino e anche il mercato francese.


L’illuminazione è arrivata ad Alessandro Monticelli, ingegnere e Supply chain manager in una grande multinazionale americana, nel corso del suo percorso di studi tra Politecnico di Torino, Alabama e University of Illinois a Chicago, dove ha studiato combustibili alternativi e approfondito i meccanismi della fotosintesi artificiale. “L’idea di partenza è tutto sommato intuitiva. – spiega – Noi partiamo dall’acqua sporca o dall’acqua del mare trasformandola in acqua distillata e potabile attraverso il calore dissipato da un pannello fotovoltaico, che intanto incamera energia elettrica in modo ancor più efficiente grazie all’azione di raffreddamento garantita dall’acqua. Il surplus di energia che non trova un utilizzatore diretto viene convertito in idrogeno tramite una cella elettrochimica integrata. E non finisce qui. La cella è in grado di trasformare l’acqua satura di anidride carbonica in Syngas, una miscela di idrogeno e monossido di carbonio che diventa combustibile sintetico”.

Con Monticelli oggi ci sono Marta Pisani, co-fondatore, responsabile della gestione amministrativa e organizzativa del progetto e ideatrice del marchio, Simelys Hernández, docente al Politecnico di Torino con decenni di esperienza in progetti di ricerca relativi alla produzione d’idrogeno e la riduzione di CO2, Matteo Morciano, un post-doc in Ingegneria Energetica al Politecnico, Noemi Figliolini, Financial Planning and Analysis Executive e due advisor, Laura De Lorenzis e Andrea Mingolla. Una squadra a forte matrice pugliese (brindisina, in particolare), che va gradualmente ampliandosi in un gruppo multidisciplinare.

Le potenzialità del procedimento in grado di favorire un cambio di paradigma nel mondo dell’energia e dei trasporti sembrano essere notevoli in termini di risparmio. “Il vantaggio competitivo di New Artificial Leaf è l’approccio decentralizzato: una produzione diretta da solare a H2 senza bisogno di connessione alla rete o batterie e dunque dove prima era inconcepibile: su edifici residenziali, lungo ferrovie e autostrade, parcheggi, stazioni di rifornimento e altre infrastrutture, aumentando la loro redditività e, soprattutto, abbassando il costo dell’idrogeno verde. Così se oggi per una vera e propria svolta carbon free mancano le infrastrutture diffuse, soprattutto nel trasporto pesante – spiega il fondatore della startup – il nostro progetto consentirebbe di produrre idrogeno in loco per camion e treni a idrogeno, anche lungo le autostrade e gli snodi ferroviari, favorendo inoltre la transizione energetica delle vecchie centrali a carbone in centrali green senza dover distruggere le vecchie infrastrutture”.

L’idea è proprio quella di una trasformazione delle infrastrutture che garantisca emissioni zero: “Con il nostro sistema – spiega ancora Monticelli – l’energia verde viene prodotta in modo indipendente e dove serve, senza sprechi, con una riduzione della necessità di trasportarla dal produttore all’utilizzatore. Possiamo rendere le infrastrutture esistenti più sostenibili ed energeticamente produttive, riciclando le loro emissioni dirette e riducendo la loro impronta di carbonio“.

Il prototipo di piccola scala dovrebbe essere pronto in 12 mesi, entro due anni arriverà invece quello definitivo. L’industrializzazione potrebbe avvenire già entro il 2025. E alla nuova tecnologia sembra già credere Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo e tra le maggiori aziende quotate italiane per capitalizzazione, che ha investito i primi 60 mila euro per verificare la concretezza dell’idea della startup che è stata validata presso i laboratori Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino. Il tutto mentre Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital e Plug and Play, investitore e acceleratore d’impresa americano tra i più importanti al mondo, hanno – per primi – iniziato a credere in questo ambizioso e promettente progetto.