La denuncia arriva da uno studio Transport & Environment: l’ascesa delle auto elettriche è a rischio stop perché la Ue avrebbe fissato traguardi di emissioni troppo modesti, facili da rispettare, per i costruttori, anche con auto a benzina.

La T&E è un’organizzazione no-profit e politicamente indipendente con sede a Bruxelles. Associazione che da oltre 30 anni “lavora” per promuovere la sostenibilità del settore trasporti europeo attraverso un cambiamento delle politiche dell’Ue e globali che regolano il settore trasporti. La visione di T&E quindi è particolarmente interessante perché da sempre l’associazione “spinge” concetti legati a un sistema di mobilità a emissioni zero e accessibile a tutti. Fondata nel 1990, Transport&Environment rappresenta fra l’altro 63 organizzazioni di 26 Paesi in tutta Europa, principalmente gruppi ambientalisti che lavorano per politiche di trasporto sostenibile a livello nazionale, regionale e locale. Tutti insieme – membri e sostenitori – rappresentano più di 3,5 milioni di persone.

La ricerca di T&E avverte che le vendite delle auto elettriche rischiano una crisi mai vista prima. “Negli ultimi anni – spiega infatti lo studio – le regole imposte in Europa hanno stimolato la forte espansione del settore consentendo ai veicoli elettrici di arrivare a coprire circa un quinto del mercato europeo. I piani di riduzione delle emissioni attualmente in vigore, tuttavia, appaiono adesso così deboli da costituire un potente freno all’espansione del settore.


Tra il 2022 e il 2030, dicono le stime, i cittadini della Ue potrebbero acquistare infatti 18 milioni di auto elettriche in meno rispetto a quanto previsto dai piani di produzione dei produttori, generando emissioni extra per 55 milioni di tonnellate di CO2. Un ammontare superiore alla quota annuale di gas serra rilasciati da tutte le auto circolanti in Spagna”.

Serve, al più presto una svolta. “Se i legislatori non interverranno, la forte espansione dei veicoli elettrici, alimentata in passato dalle norme sul taglio delle emissioni, è destinata a vacillare” spiega infatti Carlo Tritto, Policy Officer di T&E Italia. Che aggiunge: “È arrivato il momento di fissare obiettivi adeguatamente ambiziosi se vogliamo scongiurare lo spettro di un decennio perduto nella corsa alla decarbonizzazione del settore. Ciò è ancora più importante per l’Italia, che ha tassi di motorizzazione tra i più alti d’Europa (655 auto ogni 1.000 abitanti) e le auto da sole rappresentano il 16% delle emissioni aggregate dell’economia. Non è più tempo di bla bla bla, è ora di agire”.

La base di questo studio parte dal fatto che con le attuali norme le case automobilistiche devono garantire un taglio delle emissioni di CO2 dei nuovi veicoli pari al 15% nel 2025 e al 37,5% entro il 2030. Ma la successiva proposta “Fit for 55” della Commissione Europea ha alzato il target di fine decennio a quota -55% ipotizzando il phase-out (-100%) nel 2035, per riflettere l’accresciuta ambizione climatica. Secondo le stime di T&E, il target del  2025, a conti fatti, potrebbe essere raggiunto addirittura con due anni di anticipo. “Un chiaro segnale della debolezza dell’obiettivo prefissato”, spiegano i ricercatori, ma va detto che le case automobilistiche da sempre sono riuscite ad anticipare le normative anti-inquinamento.

Stavolta però la “bravura” dei centri ricerca e sviluppo non c’entra: sul banco degli imputati ora c’è la modestia dello sforzo richiesto al comparto trasporti che, per l’Italia, impongono un taglio delle emissioni totali pari al 43,7% da qui al 2030. “Per poter raggiungere i rispettivi traguardi – sostiene l’analisi di T&E – i Paesi membri dovrebbero tagliare le emissioni del comparto automotive dell’80% entro la fine del decennio, fissando una soglia intermedia da varcare nel 2027“.

Ma c’è di più. Secondo l’attuale normativa i costruttori possono sfruttare delle flessibilità per raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati, che però favoriscono  la vendita di veicoli più pesanti, come i Suv e gli ibridi plug-in. Che significa? Secondo i calcoli di T&E, queste lacune legislative, sfruttate in modo particolare da Daimler e BMW, hanno determinato solo quest’anno minori vendite di auto completamente elettriche nella misura di 840.000 unità. Non solo: tutti i produttori sono stati in grado di rispettare gli obiettivi sulla CO2 per il 2021. Tre di loro – JLR, Volvo e Daimler – sono riusciti a centrare il traguardo pur registrando un incremento delle emissioni per le auto a benzina e diesel rispetto a cinque anni fa.

Il messaggio è arrivato al cuore del della Ue e gli eurodeputati stanno discutendo le proposte della Commissione europea per i nuovi standard, che dovrebbero essere finalizzati entro l’inizio del 2023. La battaglia è appena iniziata.