Newport, una delle località marine simbolo della East Coast settentrionale degli States, è a un bivio. La cittadina del Rhode Island, situata circa a metà strada tra New York e Boston, per decenni sede dell’America’s Cup velistica nonché attuale ospite della Hall of Fame del tennis mondiale, cara in particolar modo alla dinastia dei Kennedy, potrebbe decidere di non ristrutturare più il cammino costiero della Cliff Walk. La spettacolare via costiera pedonale (asfaltata) che si protende per quasi 6 km attraverso dimore della cosiddetta Gilded Age, l’età dorata di grande espansione economica vissuta dagli Stati Uniti nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, per issarsi sugli scenografici spuntoni rocciosi che (almeno finora) regnano sull’oceano è caduta per l’ennesima volta vittima delle intemperie che con violenza e frequenza crescenti si abbattono su questa come su quasi tutte le altre costiere del globo. La scorsa settimana, l’erosione marina ha fatto letteralmente crollare un tratto di 9 metri del cammino che per gli scorci che è in grado di offrire è da tempo una delle massime attrazioni turistiche dello stato del Rhode Island, simbolo stesso di Newport.

Il problema è all’esame del city manager Joe Nicholson e del direttore dei servizi pubblici Bill Riccio, che stanno considerando se sia il caso di riparare il danno o di darsi per vinti. Il problema infatti non è nuovissimo, seppur recente. Emerse infatti con violenza nel 2012, quando la tempesta Sandy portò via intere sezioni della passeggiata. Allora si decise di intervenire.

Nicholson, favorevole alla ricostruzione, ha già chiesto aiuto al governatore dello stato e ai suoi delegati al Congresso. Come molti locali, ha passeggiato lungo il Cliff Walk innumerevoli volte. “Fa parte del Dna di Newport”, spiega all’agenzia di stampa americana Associated Press. I due manager non sono ancora in grado di fare previsioni sui costi né sui tempi necessari al restauro, ma sono sicuri che questo non potrà essere compiuto in tempo per l’imminente stagione estiva. Riccio ritiene che i cicli di gelo-disgelo e strati di fango incastonati tra i sedimenti delle rocce possano aver contribuito al crollo.

Ma la comunità scientifica è convinta che i cambiamenti climati abbiano in qualche modo creato le premesse del crollo della settimana scorsa. Secondo loro, la crescente frequenza ed intensità di perturbazioni e tempeste, in simbiosi con l’innalzamento del livello del mare incrementa la minaccia di erosione, creando il set ideale che permette ad un singolo evento meteo avverso di indurre il collasso, come ha spiegato Michael Mann, direttore del Centro delle scienze del Sistema Terra alla Pennsylvania State University. Il primo livello di difesa, secondo lo studioso, consta nella riparazione e ricostruzione, ma in seconda battuta non resta che la ritirata. “Stiamo vedendo real time le conseguenze dei cambiamenti climatici”, conclude Mann.

Secondo uno studio condotto dal National Oceanic and Atmospheric Administration in associazione con altre 6 agenzie federali competenti in materia di clima, meteo e scienze della terra, il livello del mare sulle coste americane salirà nei prossimi 30 anni di quanto è salito nell’intero ventesimo secolo. Il livello relativo del mare a Newport si è innalzato di 15 centimetri negli ultimi 50 anni, e ne guadagnerà altri 25-30 nel prossimo trentennio.

Come dice il nome, la Cliff (scogliera) walk è una camminata sulle falesie ed è questa la sua attrattiva: si pensi a itinerari scenografici e in qualche caso non indicati a chi soffre di vertigini come le Cliffs of Moher irlandesi, o le Falesie di Etretat in Normandia, o gli “Apostoli” dello Stato di Victoria in Australia. Insomma, sotto il passaggio pedonale non c’è una laguna che sonnecchia, ma un oceano spesso in tempesta.

“A noi piace collocare infrastrutture sulle coste, in modo da creare belle camminate come questa – spiega Jeffrey Donnelly, esperto in geologia costiera del Woods Hole Oceanographic Institute -, ma ci sarà sempre una tensione fisica tra le nostre costruzioni e la costa, che è una stuttura dinamica”, sottolinea per spiegare che la città di Newport, per mantenere in vita quella esplanade come e dove si trova, dovrà mettere nel conto uno status di riparazione permanente.

John Torgan, direttore di Nature Conservancy per il Rhode Island, è convinto che l’erosione della linea costiera diverrà una sfida sempre più difficile in futuro. “Penso che Nature Conservancy sia favorevole alla ritirata – dice – ma non intesa in senso assoluto. Si potrebbe pensare a ricreare un cammino meno a ridosso del mare, e anche a farlo meno invasivo. D’altra parte – conclude – non si può pensare di fermare l’oceano”.

Nicholson, da parte sua, ribatte che il meteo non può essere previsto e non considera i frequenti crolli un deterrente per la ricostruzione. Semmai, sottolinea i quasi 2 milioni di visitatori ricevuti dal Clfif Walk nel 2018, un numero, che, assicura, non è calato con la pandemia, perché semmai il desiderio di spazi aperti ha portato ancor più persone a scoprire lo scenografico cammino. “È stato colpito molto duramente da violentissime tempeste – dice il city manager – ed è sempre rinato semplicemente perché è un’icona. Ce la faremo anche stavolta”.

Per riparare i danni della tempesta Sandy sono stati spesi 4,5 milioni di euro, in prevalenza di origine federale. Alcune tratte erano state letteralmente spazzate via, altre erano completamente ostruite da pietre e massi. La società di storia della città spiega che, benché manchi la certezza assoluta, c’è la più che ragionevole convinzione che un cammino costiero simile a quello attuale sia esistito per secoli. Un altro dettaglio: la parte crollata alcuni giorni fa si trova a ridosso di una proprietà – l’ultimo cottage nel tipico stile shingle rimasto nell’area – il che significa che il cammino non potrebbe essere arretrato all’interno. Al momento, la Cliff Walk non è chiusa: una deviazione di 4 minuti attraverso stradine permette di “tagliare” i 137 metri inagibili.