Costeggiando il tratto di litorale del Medio Adriatico, compreso tra Ortona e Vasto, vedi spuntare dal mare dei giganti in legno. Non passano inosservati i trabocchi. Queste strutture su palafitte, impiegate un tempo per la pesca, hanno origini che sfumano nel mistero e si perdono nella notte dei tempi.

Gabriele D’Annunzio definiva il Trabocco Turchino un “ragno colossale”, descrivendolo nella tragedia “Il Trionfo della Morte” come una “macchina che pareva vivere di vita propria”. Oggi offrono un panorama incredibile in una scenografia naturale unica, tra le terre verdi, le coste selvagge e il blu dell’Adriatico.

È un suggestivo itinerario da fare in bici la “Via Verde della Costa dei Trabocchi”, che percorre uno dei tratti costieri più suggestivi d’Italia, seguendo l’ex tracciato della ferrovia adriatica.

Il punto di partenza è l’antico porto di Ortona, a due passi da Francavilla al Mare e da Pescara. È una vivace cittadina marittima, incastonata tra mare e collina, dove turismo balneare e culturale vanno a braccetto. Da Ortona, si prosegue verso San Vito Marina, e da lì, superato il porto della baia sabbiosa del Lido dei Saraceni, si pedala verso la riserva di Punta Acquabella, percorrendo il sentiero verdeggiante che attraversa la macchia mediterranea: vale la pena fermarsi nella piccola baia, per ammirare le scogliere e il trabocco.

La tappa successiva è San Vito: alla marina ci si ferma per una passeggiata sul molo di Gualdo, dove si trovano altri due trabocchi, che offrono uno scorcio da cartolina. Proseguendo verso la contrada delle Portelle a San Vito Chietino, l’itinerario segue gli echi dannunziani. In zona, infatti, il poeta aveva acquistato una casetta di pescatori, dove si ritirava in cerca d’ispirazione. L’Eremo dannunziano è un casolare costruito su un promontorio, da cui si gode una spettacolare vista sul mare. A poca distanza c’è il famoso Trabocco Turchino e l’omonima spiaggia. Il poeta pescarese soggiornò in questo casolare nell’estate del 1889, insieme alla sua amante Barbara Leoni, trovando amore e ispirazione. “Quella catena di promontori e di golfi lunati – scriveva ne Il trionfo della morte – dava l’immagine d’un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L’aria respirata deliziava come un sorso d’elisir”.

Ripresa la statale, si raggiunge il pittoresco villaggio marinaro di Rocca San Giovanni, parte dei Borghi più belli d’Italia. Il centro storico medievale risalente al Trecento, la Chiesa di San Matteo, l’ottocentesco Palazzo comunale, l’antico Casino Murri, sono tra le attrazioni da visitare. Seguendo, poi, diversi sentieri si arriva al mare, dove fermarsi al porticciolo e ai trabocchi di Punta Tufano e di Sasso della Cajana.

Dalla Pinetina di Rocca, pedalando immersi nella natura, tra i pini d’Aleppo, basta seguire la ciclabile verso Fossacesia per scovare belle spiagge puntellate da altri giganti del mare, i trabocchi di Punta Cavalluccio e Punta Punciosa, seguiti da quello di Pesce Palombo.

Non dista molto l’abbazia di San Giovanni in Venere. Risalendo verso le colline, tra le distese di ulivi, l’antico monastero del XII secolo domina tutto il golfo. Dopo la dovuta sosta, per fare foto e godere della vista, la pedalata porta al paese di Fossacesia. Si trova in zona l’Abbazia di San Giovanni in Venere, edificata dall’abate Oderisio II a partire dal 1165: il riferimento a Venere viene da un mito che individua un antico tempio pagano proprio nel luogo dell’attuale chiesa. Da vedere anche la casa museo Palazzo Mayer, residenza gentilizia edificata nell’Ottocento, voluto da una famiglia austriaca stabilitasi qui, che mostra uno spaccato di vita e stile dell’epoca. Si riprende la strada per raggiungere la marina, con la lunga spiaggia di ciottoli, con il porticciolo vicino alla foce del fiume Sangro. Merita una breve deviazione il borgo di Torino di Sangro e il suo cimitero inglese, che merita una sosta non solo come testimonianza storica (è un Cimitero militare, con 2617 militari caduti del Commonwealth britannico), ma anche per il paesaggio circostante, vicino la Riserva Naturale della Lecceta.

Da Torino di Sangro si prosegue fino a Punta Aderci, riserva naturale lussureggiante che si tuffa nell’Adriatico. In primavera questa regione dà il meglio di sé e, con gli alberi in fiore, il verde dei prati e il blu del mare, crea un paesaggio di rara bellezza, che vale tutta la pedalata.