Emanuela e Francesco Picchini, due fratelli abruzzesi, insegnano che dalle pecore non nascono solo i famosi arrosticini ma dei maglioni composti dalla pregiata lana del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a tutela delle filiere a rischio di estinzione. Wuuls nasce nel 2019 ed è la loro startup di maglieria ecosostenibile. Emanuela ha studiato Design a Roma per poi lavorare due anni in una maglieria. Attualmente ha 27 anni ed è a capo della direzione creativa e della produzione, aiutata dal suo collega Mattia. Il fratello Francesco ha 26 anni, ha una formazione economica ed è il braccio commerciale. Valentino è un ingegnere gestionale, si occupa della consulenza e dello sviluppo del progetto. Sono tutti ragazzi under 30 e, dopo gli studi, sono rientrati in Abruzzo con un sogno: creare una filiera produttiva che rispetti l’ambiente e valorizzi il loro territorio. “Il progetto – spiega Emanuela Picchini – è nato una settimana prima che scoppiasse la pandemia, in un momento complicato per tutti. Poco prima avevamo ottenuto dei contatti grazie alla fiera White di Milano. Solo sei mesi dopo abbiamo aperto lo shop sul nostro sito”.  

I pascoli del Parco accolgono le specie ovine Sopravvissana e Gentile di Puglia, allevate lungo l’appennino italiano. Negli anni ci sono stati degli incroci con le pecore Merinos. “Questa mescolanza – specifica Emanuela- fornisce la croccantezza alla lana tipiche delle nostre specie autoctone e la morbidezza grazie alla lana merinos. Ho sentito l’esigenza di far conoscere la qualità della lana abruzzese affinché una materia prima così preziosa non si perda. È un materiale molto sostenibile. Sono maglioni dal design senza tempo e completamente riciclabili”.

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L’associazione Pecunia tutela la lana del Parco e l’azienda AquiLana di Valeria Gallese, fornitore di Wuuls, ne fa parte. Qui è ancora in uso la transumanza: la lana è grezza nel vero senso della parola. “Gli animali -racconta Emanuela- passano la loro vita all’aria aperta e non viene effettuata nessuna pratica chirurgica di mulesing sugli ovini (l’asportazione di una parte di pelle della zona perianale degli animali per evitare che il vello si sporchi con gli escrementi ndr)”.

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Anche i colori utilizzati per i maglioni sono al 100% naturali. “Tingiamo – chiarisce Emanuela – tutto al vegetale. Tra ciò che impieghiamo c’è il guardo, un fogliame che genera il colore blu. Poi c’è la robbia, una radice essiccata che crea l’arancione. Utilizziamo anche lo scotano, un fogliame che crea il color tortora e la reseda, un fiore che produce il giallo. Collaboriamo con la tintoria umbra Ferrini. È una filiera corta: il prodotto viene colorato in Umbria e lavorato qui in Abruzzo”.

Troppo spesso purtroppo i capi vengono invece realizzati con l’aggiunta di materiali difficili da riciclare. Pensiamo all’acrilico o al poliestere. “Questo settore -auspica Emanuela- deve essere trasformato. Il designer decide l’80% dell’impatto di un prodotto sull’ambiente. È necessaria una presa di coscienza collettiva senza rispondere più solo alle logiche di mercato”.

In questi tre anni di lavoro Wuuls ha creato due campionari, uno in lana e uno in lino, ed altri prodotti in lana per un totale di 150 modelli, tutti sold-out. La linea in lino italiano è certificata con standard di tracciabilità, biologico e con lavorazione vegetale. “Vendiamo -conclude Emanuela- sul nostro sito e nella modalità B2B. Per la collezione invernale ripartirà la vendita diretta tra poco. Chi è interessato ci può scrivere intanto sui nostri canali social. Nel futuro vogliamo crescere nei volumi di produzione e diversificare i prodotti mantenendo però saldi i nostri valori di sostenibilità”.