Qual è la vostra strategia contro la crisi energetica? 

LEGGI: KyotoClub

 

Innanzitutto andrà aggiornato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Poi andrà reso operativo perché c’è il rischio che manchino le azioni in grado di inverarlo. Come già accaduto in passato. Al netto delle macroscelte, che non riguardano solo l’Italia, né solo l’Unione Europea, abbiamo una serie di proposte utili a contrastare le conseguenze dell’emergenza climatica. Mi riferisco in particolare alla siccità e alla progressiva desertificazione di tanta parte del suolo italiano. Ma penso anche al dissesto idrogeologico che colpisce il territorio. Per questo sarebbe utile, anzi urgente, una riedizione della cosiddetta Commissione De Marchi per individuare puntualmente le criticità più gravi e analizzare gli eventi più significativi.

 

Siete favorevoli a una legge per il clima? 

LEGGI: Italy for Climate

 

Coinvolgere gli enti locali non è solo un’opzione, direi che è una necessità. Ci sono specificità e differenze tali in una nazione come l’Italia che valorizzare il loro contributo è il minimo che si possa fare. Mentre crediamo vada affrontata con maggiore lucidità la questione dei target europei sulle emissioni di CO2. Già oggi il contributo dei 27 Stati membri alle emissioni globali è ben inferiore al 10%. Coltivare con un certo fanatismo l’obiettivo di azzerarlo in tempi troppo rapidi, disinteressandosi degli aspetti geopolitici o dell’evoluzione delle tecnologie, può avere conseguenze catastrofiche sul piano sociale ed economico. Persino sul piano ambientale rischia di diventare un boomerang. Basti pensare alle crescenti emissioni prodotte dalla Cina e alla spregiudicatezza con cui si approvvigiona in Africa delle materie prime necessarie alla transizione energetica.

 

Siete pronti a prendere posizione sul gas e promuovere le rinnovabili? 

LEGGI: EarthDay

 

Al contrario, pensiamo che sia necessario incrementare nel breve periodo l’estrazione di gas naturale dai giacimenti nazionali, per rendersi meno dipendenti dall’importazione di gas dall’estero. Soprattutto dalla Russia. Aggiungo che la trasformazione in gas metano emette un volume di emissioni molto inferiore alla lavorazione del petrolio o del carbone, su cui non solo il governo Draghi ha ammesso di puntare nell’immediato, ma anche altre nazioni, come la Germania, che pure si erano spinte molto avanti nella transizione energetica. Inoltre la ricerca tecnologica, anche su impulso dell’ingegneria italiana, sembra aver trovato la strada verso il gas a zero emissioni, che produce idrogeno e valorizza gli scarti. Insomma le rinnovabili rappresentano certamente l’obiettivo da perseguire in termini energetici, ma occhio a come evolvono le tecnologie perché è un settore gravido di novità importanti.

Vi impegnerete per ridurre la dipendenza dal gas?  

LEGGI: Greenpeace

Cercare gas da altri paesi può essere solo la necessità dettata dall’emergenza del momento. L’obiettivo che noi perseguiamo è l’indipendenza energetica nazionale. Che si realizza attraverso le fonti rinnovabili, ma nel breve periodo anche attraverso le fonti fossili. La transizione energetica è un percorso, e come tale va compiuto, avendo la pazienza e la lucidità di tenere sempre un occhio all’evoluzione del quadro geopolitico e delle tecnologie disponibili.

 

Ridurrete la burocrazia che frena le rinnovabili?

LEGGI: Legambiente

 

Gli impianti energetici devono essere considerati, tutti, di rilievo strategico nazionale. Al pari di quelli per lo smaltimento dei rifiuti. Ciò non toglie che si possa contemperare con un po’ di buon senso la tutela del paesaggio con la diffusione delle rinnovabili sul territorio. Idroelettrico, geotermico, biomasse, solare, eolico, sono tutte tecnologie che presentano delle soluzioni per limitare al minimo le esternalità negative connesse al loro impiego. Vanno autorizzate ed applicate.


Cosa farete per evitare speculazioni sulle aree idonee alle rinnovabili?

LEGGI: Elettricità Futura


Mi riservo di valutarla meglio nel merito, ma è una proposta che muove da un giusto punto di partenza. Gli impianti di energia rinnovabile vanno realizzati. Purtroppo il rischio delle speculazioni, talvolta anche a danno dell’ambiente, è sempre dietro l’angolo.

 

Come intendete conciliare rinnovabili e tutela del paesaggio?

LEGGI: Italia Nostra

 

Il paesaggio italiano è un bene nazionale tutelato dalla Costituzione. Ed è esso stesso fonte di ricchezza per gli italiani. Dunque va sempre tenuto in giusta considerazione, anche di fronte all’esigenza di procedere spediti verso la transizione energetica. Fortunatamente l’evoluzione delle tecnologie rende possibile conciliare i due aspetti. Le pale eoliche possono essere realizzate anche distanti dalle coste, non a ridosso, e neppure sulle colline senesi. Allo stesso modo i pannelli fotovoltaici possono essere posizionati sugli insediamenti industriali, sugli edifici pubblici o, come nel caso dei pannelli flottanti, all’interno dei bacini idroelettrici. Non nei centri storici, non a terra, dove divorano porzioni sempre maggiori di campi coltivabili. Insomma, le soluzioni ci sono, vanno impiegate.

 

Cosa farete per sostenere le imprese nella transizione ecologica?

LEGGI: Fondazione Symbola

 

Pensiamo che il PNRR debba essere rivisto, perché pensato in tempi geopolitici molto diversi dagli attuali. E riteniamo che vadano evitate certe derive ideologiche, piuttosto frequenti a Bruxelles, in modo da proteggere i settori produttivi più esposti nei confronti di una transizione energetica miope e frettolosa. In generale il nostro approccio è sempre quello di promuovere, magari attraverso adeguati finanziamenti, le buone pratiche e l’innovazione tecnologica. Al contrario delle sinistre, che la transizione ecologica intendono raggiungerla attraverso divieti e tassazione.

 

Come intendete usare il fondo Automotive per la transizione energetica?

LEGGI: Motus-E

Il fondo è utile e si può incrociare con il fondo “nuove competenze”. Rientra nel concetto che noi auspichiamo per la transizione ecologica: sostenere i cambiamenti virtuosi, non imporli con divieti e tasse. Probabilmente andrà incrementato e sicuramente andrà aggiornato alla luce delle evoluzioni tecnologiche e geopolitiche. D’altra parte, ci sono due ordini di problemi da affrontare: l’approvvigionamento delle materie prime (su cui l’Unione Europea è in colpevole ritardo), da cui deriva la questione batterie, e i tempi della transizione. L’accelerazione impressa recentemente dal Parlamento europeo è preoccupante per l’intero settore automobilistico. Mi auguro che il Consiglio sappia trovare un migliore compromesso.

Incentiverete l’innovazione nelle imprese per la transizione energetica?

LEGGI: Coordinamento FREE

Bisogna promuovere la diffusione delle nuove tecnologie, capaci di coniugare ecologia e sviluppo. Questo approccio può essere valido a 360°. Riguarda le famiglie e le imprese. E non riguarda solo il consumo energetico, ma anche altre esternalità negative come la produzione di rifiuti, lo spreco dell’acqua o l’eccesso di fitofarmaci. Penso all’agricoltura di precisione, per fare un esempio concreto. Esistono sistemi di coltivazione che, attraverso sensori collocati in serra, connessi con regolatori ed emettitori automatici, consentono di ottimizzare l’utilizzo delle risorse scarse. Ne beneficia l’ambiente, la qualità del prodotto e il costo di produzione. Naturalmente le innovazioni costano, almeno all’inizio, e non possono essere interamente caricate sulle spalle delle aziende o delle famiglie. Già gravate da una crisi economica senza precedenti. Vanno aiutate con sostegni economici mirati e adeguati.

Che ne pensate di realizzare un istituto pubblico dedicato al Futuro per aiutare i giovani?

LEGGI: ASviS

Sono d’accordo. Ricordo un’intuizione simile dell’allora ministro delle politiche giovanili, Giorgia Meloni. La quale chiese che sui principali provvedimenti governativi o parlamentari, venisse sempre svolta una valutazione di impatto generazionale. Lo vediamo anche oggi. Dietro il titolo “Next generation EU”, si nascondono decisioni che servono ad accontentare l’elettorato, ma di cui non beneficeranno gli attuali giovani. Anzi, li si stracarica di debiti per consentire a qualcuno di godersi le rendite più immediate.

Purtroppo, alcuni partiti hanno pensato che per compensare questa crudeltà si potesse ricorrere alla “paghetta di Stato”, chiamata Reddito di Cittadinanza, rendendoli schiavi della dipendenza dalla politica. Noi riteniamo più giusto offrire ai giovani di questa nazione un lavoro, almeno a coloro che possono lavorare, sostenendo la loro formazione e assunzione. Secondo il principio “più assumi, meno paghi”. Ma qui devo fermarmi per ragioni di spazio.

Quali investimenti prevedete per le nuove aree protette?

LEGGI: Wwf

Sì, il territorio va protetto, con risorse adeguate. Anche perché in Italia il territorio, inteso come ambiente e paesaggio, è esso stesso produttore di ricchezza e occupazione. Probabilmente andrà rivisto il sistema di governance dei parchi nazionali, di quelli urbani e delle aree protette. Altrimenti non si spiegherebbe solo con la scarsità di risorse economiche, il degrado in cui versano tanti nostri parchi. Ma io credo che serva anche una nuova legge contro il consumo territorio.Faccio solo un esempio. C’è un’esperienza normativa, realizzata dai conservatori inglesi, a cui guardiamo con interesse. Si tratta delle cosiddette green belts. Zone di rispetto intorno ai nuclei abitati da tutelare in modo ragionevole, ma fermo.

Come vi impegnerete per la biodiversità riguardo a ripristino della natura e pesticidi?

LEGGI: Lipu – BirdLife Italia

Certamente sì. I tempi della Restoration law purtroppo non sono brevissimi, ma si tratta di un regolamento. Pertanto sarà subito vincolante per gli Stati europei. C’è un aspetto che mi piace sottolineare. Cha va al di là della sacrosanta attenzione per la difesa della biodiversità. Ed è l’aspetto economico. Si stima che ogni euro speso in ripristino del territorio porterà un ritorno economico da 8 a 38 €: si tratta quindi di un investimento che conviene a tutti. Troppe volte si ragiona in termini di contrapposizione tra difesa dell’ambiente e benessere economico o sociale. Noi conservatori, italiani ed europei, rappresentiamo l’avanguardia di chi ritiene compatibili i due aspetti.

 

Come pensate di gestire acqua e suolo per un’agricoltura sostenibile? 

LEGGI: Slow Food

Altre volte ho citato l’agricoltura o l’allevamento di precisione come esempio del modo in cui l’innovazione possa mettersi al servizio dell’ecologia e della produzione, nello stesso tempo. Aggiungo un concetto che ci è molto caro, come quello della tradizione. Un retaggio culturale, da conservare con cura, capace di sprigionare potenzialità inimmaginabili. Anche accompagnandosi con le nuove tecnologie. Nel caso dell’acqua c’è poi da dire qualcosa in più. Non esiste nulla di più importante e nello stesso tempo di più a rischio. Un nuovo piano invasi per l’acqua piovana, una manutenzione straordinaria di tutta l’infrastruttura idrica, il ricorso a tecnologie di dissalazione marina non invasive, sono solo alcune delle proposte contenute nel nostro programma. Insieme ad un programma educativo, capace di coniugare teoria e pratica.

 

Quali misure per una politica integrata che coniughi economia ed ecologia del mare? 

LEGGI: Marevivo Onlus

 

La sfida è proprio questa: coniugare economia ed ecologia del mare. Ne è derivata la proposta contenuta nel nostro programma di istituire il Ministero del Mare. Per una penisola come la nostra, mettere in sinergia il sistema di trasporti, la valorizzazione turistica, la protezione ambientale e tutto ciò che ruota intorno al mare è persino una ovvietà. Eppure non si è mai realizzata una infrastruttura governativa dedicata alla risorsa principale da cui siamo circondati.

 

Che ne pensate di un piano per efficientare le scuole e le case aiutando le fasce più deboli? 

LEGGI: Fridays For Future

Sì, l’efficientamento energetico è una delle strade maestre per ottimizzare il consumo di energia. Per la verità, già oggi molti edifici pubblici beneficiano di soluzioni realizzate grazie a finanziamenti ricevuti in passato. Ma è vero che, soprattutto nel centro e sud Italia, si può fare molto di più. Soprattutto considerando che sono proprio le aree che beneficiano delle migliori condizioni climatiche per produrre energia rinnovabile. L’aspetto sul quale bisogna porre attenzione è da chi e a che prezzo (anche climatico) acquistiamo pannelli fotovoltaici, pale eoliche o batterie. Talvolta il dibattito sull’energia non tiene in giusta considerazione i contesti geopolitici. Così come non si ha la pazienza di attendere la maturazione delle innovazioni tecnologiche. L’energia è il cuore dello sviluppo di una comunità, fin dalla notte dei tempi. E sarà sempre così. E’ giusto essere visionari, ma, perdonate l’ossimoro, con i piedi ben piantati per terra.

 

A cura di Nicola Procaccini, europarlamentare e responsabile nazionale del Dipartimento Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia