La Giornata per la Terra coincide quest’anno con una stagione di siccità che investe l’intero bacino del Mediterraneo allargato, sommando una molteplicità di fenomeni climatici insoliti, destinati ad avere conseguenze difficili da prevedere, dai ritmi dell’agricoltura alla vita nelle città. Poca neve sulle Alpi e sui Pirenei significa meno acqua nei fiumi, problemi di irrigazione dei terreni nelle grandi pianure e stravolgimento dei calendari di semine e raccolti da cui dipende il sostentamento e l’alimentazione di milioni di famiglie.

Così come temperature torride lungo le coste, sui monti e sugli altopiani obbligano la fauna a fuggire dai propri ambienti tradizionali, cercando il cibo negli aggregati urbani, invadendo lo spazio che gli esseri umani credevano oramai essere solamente loro. E poi ci sono le violente bombe d’acqua che aggrediscono dal cielo le infrastrutture di ogni tipo, l’alzamento del livello dei mari che divora coste e spiagge, l’aumento della temperatura marina che porta nelle nostre acque una fauna insolita, mettendo invece in difficoltà quelle popolazioni di pesci abituate a nuotare in acque fredde. È la Terra attorno a noi, nel nostro habitat quotidiano, che cambia attimo dopo attimo aggredendo le nostre certezze più radicate e obbligandoci a ragionare su cosa poter fare per difendere e proteggere il clima così come lo abbiamo ricevuto dai nostri nonni e genitori.

La risposta che arriva da questa giornata della Terra è “Investire nel Pianeta” ovvero scegliere, ognuno a modo proprio, sulla base dei propri valori e tradizioni, come sostenere una vasta gamma di campagne e iniziative per la difesa dell’ambiente che si mantengono solo grazie ad una moltitidine di scelte volontarie. Dalla difesa delle foreste all’assalto della speculazione, dagli argini contro le miniere che spuntano negli ultimi paradisi del Pianeta all’uso di sostanze non inquinanti, dalla scelta dei motori elettrici alla volontà di riciclare quanto possibile, fino alla decisione di limitare gli eccessi personali e collettivi dello sfruttamento dell’energia. In ultima istanza, sono dunque le nostre scelte ed i nostri comportamenti a costituire l’unico e più alto muro capace di arginare l’inquinamento dell’atmosfera, proteggendo la Terra ed il suo clima. Se non saranno gli abitanti del Pianeta a proteggere il Pianeta nessuno lo farà per loro.

Ma se gli abitanti del Pianeta dovessero farlo solo peensando a loro stessi – alle loro vite, famiglie, speranze e aspettative – ci sarebbe da chiedersi a cosa servirebbe. Perché il motore più importante per la protezione della Terra è la volontà di difendere un habitat comune che appartiene a tutti. È lì dove l’identità collettiva, comunitaria, si impose sugli egoismi dei singoli. Ecco perché l’imperativo “Se non ora, quando?” che viene da un verso delle Massime dei Padri, contenute nell’omonimo trattato della Mishnà, riassume e fotografa megli di ogni altra espressione l’imperativo di urgenza e bisogno con il quale noi tutti dobbiamo misurarci.

Direttore dal 2020 del quotidiano la Repubblica, Maurizio Molinari è stato per un decennio corrispondente da New York, poi da Gerusalemme, per La Stampa testata di cui ha ricoperto la carica di direttore dal 2015. Scrittore, il titolo del suo ultimo libro è “Il ritorno degli imperi. Come la guerra in Ucraina ha stravolto l’ordine globale”.